30 aprile, 2013

Vergogna


Perché ho 37 anni e sai com’è
Perché ho un contratto di un anno e garanzie zero
Perché nooo, finchè lei non va alla materna no
Perché prima vorremmo sistemare la casa al mare

….perchè sono dell’acquario, tifo Toro, la società fa schifo, non c’è futuro, non ci sono più le mezze stagioni, piove piove la gatta non si muove.

Invento un sacco di balle, per me stessa, ma soprattutto per gli altri. Perché con me stessa ho imparato ad essere svergognata e non mi mento più, ma con gli altri è più difficile.
La mia bambina ha ormai quasi due anni; è una bambina felice, solare, relativamente tranquilla. Mangia senza storie, dorme di notte ed è socievole con tutti.
Quando un bambino raggiunge questa fase, il prossimo non resiste, ce l’ha lì sulla punta della lingua, che vuole per forza uscirgli di bocca e lui non può, non ce la fa a trattenerla. Così, formula la fatidica domanda: “Non è ora di farle un fratellino?”

Dopo quell’interminabile istante di imbarazzo, dopo il disgelo, incanto il prossimo con una delle fregnacce di cui sopra. L’interlocutore SA che gli ho propinato una balla e io SO CHE LUI SA. Ma pazienza, il gioco delle parti è compiuto e va bene così.

Io però poi torno in me e mi ripeto la verità; quella che dico solo a me stessa, quella che mi fa sentire in colpa, che mi fa sentire un mamma anormale, diversa, un’irresponsabile ed egoista. La verità di cui mi vergogno.
Io non ho superato il dolore del parto. Lo ricordo perfettamente. Alla faccia del “non appena lo tieni stretto a te, il ricordo svanisce”.

Ricordo i due giorni di tentennamento dei medici e ricordo le 36 ore circa che ci sono volute perché la mia bambina potesse nascere.
Già, ricordo che il personale medico – scarso, perchè c'era il ponte del 2 giugno! - ad ogni cambio turno, cambiava pure idea sul da farsi.
Ricordo il digiuno coatto “...perché forse magari dopo (?) induciamo. Che ne pensa signora?” Io cosa ne penso??? Penso che TU dovresti sapere cosa fare, cosa sia meglio, non io! E intanto non mi autorizzavano i pasti. Tanto mica mi serviva essere in forze….
Ricordo la tortura del foley, 12 ore di calvario.
Ricordo la notte successiva, quando me l’hanno tolto e la piccola aveva il battito accelerato; una notte passata quasi interamente con il monitoraggio, sveglia e a digiuno. Preoccupata, preoccupatissima, terrorizzata da quel battito che non ne voleva sapere di rallentare. Tanto mica mi serviva essere riposata e tranquilla…
Ricordo l’induzione, le contrazioni subito forti, fortissime, ravvicinate.
Ricordo di aver pensato “mai più”.
Ricordo che ero sfinita, distrutta e pensavo che non sarei stata in grado di sopportarlo di nuovo.
E lo penso ancora. E non so se mai smetterò di farlo. Eppure vorrei tanto, tanto che la mia piccola non fosse sola come me, vorrei tanto darle quel dono meraviglioso che può essere un fratello o una sorella, visto che poverina, già non ha zii.

Che vergogna.

29 aprile, 2013

Finchè la barca va...

Ok, ve lo dico.

Stiamo - io e Darcy, cioè la mente creativa e chi mette in pratica le idee - lavorando ad un nuovo template. Ho perso il conto ormai dei template che ho utilizzato finora, ma a memoria direi 2 con splinder e 5 con blogger...
E' che il blog cresce e cambia con me (o forse dovrei dire invecchia, mannaggia), quindi mi segue, si adatta ai miei mutamenti e li riflette.
La mia barchetta con la vela rossa va, corre liscia sul pelo dell'acqua, mi ha traghettata durante importanti cambiamenti.
Adesso, sto disegnando una Lizzie nuova e perciò, anche un nuovo template.

Coming soon.

22 aprile, 2013

Una mamma che lavora....

...di questi tempi pare un ossimoro.
Ma si sa, io sono testona e di rassegnarmi non ne ho voluto mai sapere. 

Quindi eccomi partire come una furia con cv a pioggia su tutta l'Italia nordoccidentale salvo poi capire che non sono nè wonder woman, nè la tipa di Sexandthecity che ce la fa far tutto. 
Per mantenere uno straccio di coerenza con quel che facevo prima della gravidanza, prima dell'incentivo all'uscita, avrei dovuto puntare su Torino o, molto meglio, su Milano. 
Ed eccomi. Già mi pareva di vedermi.
Sveglia all'alba, colazione (caffè) in piedi, vestizione al buio, uscita alla chetichella e via di autostrada. Io, i gufi, i vampiri e gli altri lavoratori dediti al carrierismo. 
In ufficio, lotta serrata con i maschietti perchè è ben noto che una donna per ottenere la metà, dovrà lavorare il doppio. E lotta serrata pure con le altre donne, a colpi di tacchi, maxiborse, griffe e risultati, ça va sans dire. L'orologio diventa uno scomodo inutile oggetto, tanto non ci sono orari. La tua famiglia ti vede solo a cena, perchè poi dopo, sul divano, puntualmente devi "finire un lavoro" e zac, apri il portatile che ti inghiotte affamato nel suo bieco mondo. La tua bambina cresce, ma tu te ne accorgi solo dalle foto che posta la nonna (tua madre) su FB e tuo marito...boh, dev'essere in trasferta a Vienna. O era Praga? 
In compenso del tuo capo conosci tutto: orari, abitudini, nomi dei figli, gusti di cinema, musicali ed enogastronomici. Oltre il fatto che anche lui (o lei), come te, ormai ha una casa-dormitorio e una famiglia jpg sempre con lui/lei sul tablet. E basta.

Volevo questo? Giammai.

Ho rifuggito questa scena e ho cercato caparbiamente un onesto e modesto lavoro nella mia città o nel circondario e appena ho potuto ho abbandonato il lavoro lontano, scomodo e logorante per quello vicino, comodo e modesto.
Perchè ogni lavoro nobilita, anche il più modesto.
Certo. Quando però ti ritrovi a fare un mestiere noioso quanto un libro di Vespa, per cui puoi tranquillamente lasciare il cervello sul comodino quando ti alzi...ti viene da pensare. 
Agli anni di studio. 
Al sudore colato sull'opera omnia di Shakespeare. 
Agli sbattimenti indicibili di certi periodi dell'anno sul (vecchio) lavoro. 
Alla fatica fatta per capirci qualcosa.
Alla pazienza tirata fuori senza sapere di averla.
Alla violenza fatta a se stessi per imparare fare certe cose e poi scoprire di riuscire a farle bene.
Alle pizze ordinate in ufficio perchè non c'era tempo per cenare (nè Seavessi?)
Alle corse fatte per ottenere successi che parevano impossibili.
A tante, tante altre cose.

Pensi e dici ma chissenefrega, ora ho una figlia, le mie priorità sono differenti, l'importante sono lei e Darcy e il fatto che non rischio la pelle ogni giorno in autostrada. Dio, com'è tutto vero e quanto sono grata per questo. Lo sono davvero, in ogni cellula, anche se qualche cellula mi grida anche "forse un po' te lo sei pure meritato".

Ma una cosa, vorrei sapere. Una c%*#o di via di mezzo?

16 aprile, 2013

Mamme imperfette


Raccolgo molto volentieri l'invito del post di Francesca, perchè gli sfoghi non bastano mai, i confronti fanno male, la solitudine è sempre in agguato dietro l'angolo.
Le neomamme sono creature strane: capaci di provare grande senso di gruppo, di coesione, ma allo stesso tempo possono sentirsi sole al mondo, completamente diverse, inadeguate, sbagliate, a differenza di tutte le altre. Francesca le chiama "Quelle che..." e "Le altre", dove poi spessissimo, le altre siamo solo noi, come singoli individui.

La mia non è una bambina perfetta. Ora ha quasi due anni, ma ricordando i primi mesi, vi assicuro che era tutt'altro che perfetta.
Non stava in braccio (non sta molto nemmeno tutt'ora, ma almeno ogni tanto allunga le braccine con sguardo languido) e già questa informazione, da molte altre accolta con un "Ohhhhh ma che fortuna!" per me è stato subito portatore di senso di inadeguatezza: gli altri bimbi sono come cozze con le mamme, la mia mi schifa.
Ciucciava tanto e molto lentamente. Lunghe, devastanti poppate. Io ne uscivo stremata, non provavo nulla di così celestiale nell'avere una sanguisuga con il passo del bradipo che ciucciava per delle mezz'ore costringedomi ad un addivanamento forzato. Dio benedica il cuscino apposito, che mi ha salvato la schiena. Regola aurea: mai allattare senza telecomando a portata di mano, perchè la tv diventa il tuo unico contatto con esseri parlanti in quelle interminabili mezz'ore.
Micro pisolini. Dopo suddette poppate, non crollava in sonni profondi. Nonnò. Piuttosto dei mini abbiocchi di pochi minuti, poi era già bella sveglia e pronta a fare...cosa? Indovinate un po'.
Passeggino e niente più. Nel pomeriggio, l'unico modo per farla dormire più di 10 minuti era portarla a spasso. Con qualsiasi tempo, ricordo che alle 14.15, dopo la poppata, la vestivo tipo astronauta (era ormai inverno) e via che si andava, a raccogliere quel misero raggio di sole pallido che ci veniva concesso fino alle quattro, quattro meno dieci. Almeno sono dimagrita senza sforzi...ho camminato talmente tanto. Marsupio? Fascia? Contrariamente a tanti, la mia donnina li tollerava appena e per pochissimo tempo.
Era appicicosissima. Non potevo mai lasciarla sola, nemmeno durante i micro pisoli. Appena non percepiva la mia presenza nella stanza, zac, occhi aperti e urla belluine. Senza una mano, non potevo non solo far la doccia, ma andare semplicemente in bagno!

E potrei continuare, ma non aggiungebbe nulla, la sintesi è che abbiamo vissuto una  faticosa sebbene amorevole simbiosi che mi ha devastata.

Ecco perchè il confronto con le Quelle che...mi distruggeva.
Quelle già elegantissime a una settimana dal parto
Quelle già magrissime a una settimana dal parto
Quelle che hanno case ordinate come musei (viste con i miei occhi)
Quelle che "non chiedo di meglio che stare sempre a casa ad accudire il mio pupo" (e lì vai di senso di colpa a fiumi perchè tu invece, ti senti in gabbia)
Quelle che "dorme tutta la notte, non si sveglia mai"
Quelle che "di giorno è bravissimo, sta nella sua sdraietta e io faccio i lavori!"
Quelle che "faccio tutto da sola, mi occupo del piccolo, del marito e della casa". Si e poi, aggiungo io, ti dedichi anche ad una brillante carriera, giusto?
Quelle che "mangia come un lupacchiotto e non vomita mai"
Quelle che "vuole stare solo con me, che soddisfazione!" (Cosaaa?)
Eccetera.
Eccetera.
Eccetera.

Sono giunta ad una conclusione, parlandone con un'amica. Queste mamme spesso mentono. Per qualche ragione, avere un figlio non perfetto è una vergogna. I loro figli devono essere meglio degli altri. Camminare prima, parlare prima, mangiare di più, dormire di più, pesare di più. Per qualche ragione, anche loro stesse millantano una perfezione al limite del disumano: nessuno le aiuta, ma riescono in tutto. Pure a farsi la ceretta e la manicure. Anche loro devono essere perfette, ammettere una debolezza, una necessità, il bisogno di un aiuto e di un sostegno, diventa qualcosa di deplorevole.
PERCHE'???
Siamo esseri umani che vivono lo stravolgimento più grande e profondo della vita, perchè vergognarsi se ogni tanto ci scende una lacrima, se abbiamo una crisi, se chiamiamo la mamma/l'amica/la zia, perchè dobbiamo per forza essere super donne?
Non ce ne sono, di superdonne. Forse esistono solo donne che non hanno paura di mostrare i nervi scoperti e altre donne che invece, sembrano vergognarsene.

Poi per carità, sono convinta che esistano anche bambini angelici e genitori talmente sereni da sembrare ultraterreni, sono certa che ci siano. Ma non sono la maggioranza. Non bisogna mai, mai generalizzare, fare di tutta l'erba un fascio. Ogni famiglia è diversa e fa storia sè.

Ma questa necessità di tendere alla perfezione, quest'incapacità di ammettere semplici umane debolezze e comportamenti più che naturali proprio mi spiazza e fatico a ritrovarne l'origine, se non quella di una malsana e insensata competizione.




Il Comitato di Liberazione Mamma e' un'idea delle mamme di 50 Sfumature di Mamma e potete saperne di piu' qui

13 aprile, 2013

Premio!

Ringrazio tanto Katia perchè mi ha assegnato un premio, o meglio, l'ha assegnato al mio blog ;-)




Si tratta di un'iniziativa creata in Germania per premiare i blog meritevoli che hanno meno di 200 followers.

Le regole sono abbastanza semplici: 
1-ringraziare il blog che ti ha assegnato il premio citandolo nel post dedicato al premio stesso
2-rispondere alle domande proposte dal blog che ti ha premiato
3-scrivere 11 cose su di te
4-scegliere e premiare altri 11 blog con meno di 200 followers
5-formulare 11 domande a cui loro dovranno rispondere
6-avvisare i blog vincitori del premio ricevuto.

Ok, partiamo con le domande a cui devo rispondere, visto che Katia, l'ho ringraziata in partenza!

1-Cosa cambieresti di te?
Sicuramente le gambe. Saranno pure dritte, ma sono eternamente bianche, non si abbronzano manco a morire e soprattutto diversamente snelle....
2-Che diresti a qualcuno che occupa un posto in treno? 
Scusi, è libero? Posso sedermi?
3-Il tuo migliore amico
Simone
4-Il sogno nel cassetto
Aprire una pasticceria in Cornovaglia. Se bisogna sognare, si sogna per bene.
5-Cosa fai appena sveglio?
Prendo un caffè
6-Meglio belli ma scemi o brutti ma intelligenti?
Brutti ma intelligenti
7-Cibo preferito
Pizza, Fish&Chips, Polenta concia, spaghetti alle vongole. Ho gusti sottili...
8-Il tuo motto.
Non invidiare gli altri: non puoi sapere com'è realmente la vita altrui
9-La prima cosa che fai appena ti svegli
Mi chiedo "Possibile che sia già mattina??"
10-Dolce o salato?
Salato
11-Stagione preferita.
Impossibile scegliere, le amo tutte.

Passiamo alle 11 cose su di me.

1-Sono una cripto-nerd
2-Ho fatto i miei primi colpi di sole a 37 anni
3-Sono un'enciclopedia vivente sui Beatles
4-Ho divorato talmente tanti libri che ho dovuto convertirmi al Kindle (grazie a Darcy)
5-Ho un gatto che si chiama Rory, pesa 7 kg, è grigio come un certosino, ma ha il pelo lungo
6-Impazzisco per la mia Ballerina
7-Da piccola preferivo gli aerei alle bambole
8-Sono fatta di carne, sangue, caffè e rock inglese, ma la mia canzone preferita è americana
9-Mi piace cantare in auto, ma solo se sono sola
10-Curo la tristezza con il cioccolato fondente
11-Non uso mai l'ombrello

E adesso formulo le domande per i prossimi vincitori del premio:

1-Dove vorresti vivere?
2-Telefilm preferito
3-Libro tradizionale o ebook?
4-Qual era il tuo cartone animato preferito?
5-Dove andrai la prossima estate?
6-Sei felice?
7-Se potessi, rifaresti gli stessi studi?
8-La tua più grande soddisfazione
9-La tua più grande delusione
10-Il libro che ti ha cambiato la vita
11-La cosa che più ami di te

And the winners are:

Scalett
Deb
Francesca
Pink
Valeria
Ciottolina
MissSunshine
Mammadisera
Aerie
Seavessi
La Tina

Ragazze mi rendo conto che ci voglia almeno un'ora per completare le regole di questo Award, ma mi dispiaceva interromperlo, quindi abbiate pazienza e sopportatemi, secondo me il premio - per tanti diversi motivi - ognuna di voi lo merita davvero!

12 aprile, 2013

I suoni della mia primavera


I rumori della primavera

Oltre che di profumi, la mia primavera è fatti di suoni, di rumori particolari.

Dato che stamattina quando ho alzato la tapparella mi sembrava ottobre ed invece ora, dopo due ore, sta facendo capolino un raggio di sole, voglio incoraggiare questo raggio solitario con i miei suoni della primavera che arriva.

Il canto delle rondini. Scontato, ma verissimo. Sa di tepore, di allegria, di scuola che finisce, di gelato.

Il rombo dei motorini. Ho abitato per 26 anni in una strada piuttosto trafficata e il rumore dei motorini che passavano sotto le mie finestre, mi ha sempre annunciato l’arrivo della bella stagione.

Il vocio dei bambini. Con le belle giornate le maestre d’asilo portano a spasso i bimbi: meravigliosi serpentoni di nanetti allineati (più o meno!) che producono quel tipico squillante, allegro brusio per le strade cittadine.

I colpi del battipanni sui tappeti. Partono le pulizie di primavera, in tante case.

Il rumore del motore degli aeroplani del campo di aviazione. Nella mia città c’è una piccola scuola di paracadutismo e con la primavera, i voli nel weekend si moltiplicano. E’ un suono rilassate, compatto e famigliare, per niente fastidioso, che si sente da quasi tutti gli angoli della città.

Il suono dell’impatto della pallina da tennis sulla racchetta. Un po’ è un ricordo di quando giocavo io e in primavera si toglievano le coperture dei campi e finalmente, si giocava all’aperto. Un po’ è un suono che arriva dalla tv: in primavera inizia la stagione professionistica sulla terra battuta europea, con tutti i suoi importanti tornei che se posso, non mi perdo. Quanto studiare accompagnata da quei suoni!

E per voi quali sono i suoni che annunciano la primavera?

10 aprile, 2013

Vecchio e nuovo

La mia scrivania è un tavolo pieghevole. Grandicello, ma pieghevole.
Il telefono è marchiato Sip e il pc è un Compaq. Questo dovrebbe gettar luce sulla loro età.
Il pc è un laptop, ma non mi hanno dato né docking station, né tastiera, né monitor a cui collegarlo. In barba alle norme vigenti, qui lavoriamo tutti sempre sul laptop. Poco male.
Mi hanno dato UNA biro blu, UNA biro rossa, UN evidenziatore (rosa) e UNA matita, ma niente temperino, pinzatrice, levapunti, graffette e sciccherie varie. Inoltre dispongo di UN blocco appunti, un coso (come si chiama???) di post-it e una gomma.
Non ho il cestino della carta straccia.
Non ho il mouse, né il relativo tappetino, quindi li ho portati da casa, così come il calendarietto da tavolo.
ll portapenne è un bicchierone di plastica.
Ora voi direte :”E quindi?” e avete pure ragione.
Ma per me, dopo 9 anni trascorsi nel regno del lusso sfrenato d’ufficio, dove l’armadietto della cancelleria era una fonte inesauribile di meravigliosi oggetti spesso inutili, dove ognuno aveva il suo cestino, intonato al portapenne e al portacarte,  dove le scrivanie erano meglio del mio tavolo da pranzo, con doppio ripiano e scaffale incorporato, dove ognuno disponeva di un armadietto privato e dove si poteva essere choosy anche per una tastiera “No, scusa ma quella non la voglio, non mi si intona al nuovo monitor schermo piatto ventimilionidipollici”,  ecco per me risulta strano. Strano sì, ma bellissimo, rustico, casalingo, semplice, a suo modo affascinante…Sono di nuovo a casa, per tanti motivi.
E poi ho una bellissima, grande finestra che mi permette di vedere una gran fetta di cielo.
Appena riesco compro una pianta e la porto qui.
I nuovi colleghi sono pochi, per me è una novità anche questa e per quello che posso capire dopo soli sei giorni, sono gentili e disponibili, sebbene con quel fondo di chiusura e scetticismo (Ok parliamoci pure, sei una collega nuova, ok, ma stai lì non ti avvicinare troppo perché non ti conosco) tipica del piemontese. Che mi sta pure bene.
Piccola nota romantica: ci sono persone del vecchio lavoro (vecchio-vecchio, quello durato 9 anni) che non mi mancano per niente , ma nella totalità, sono davvero  poche, forse riesco a contarvele al volo….ecco una, due, tre. Tre uomini di età e con ruoli diversi, ma con in comune una cosa: la scorrettezza (lavorativa). E direi basta, solo loro.
I miei vecchi colleghi in gran parte mi mancano.

Comunicazione di servizio

Ho riaperto la possibilità di commentare agli anonimi, non volevo perdere persone a cui tengo molto e che non hanno l'account.
Ho invece reinserito il captcha, per avere un minimo di filtro, viste le mie passate esperienze negative.
Se però il captcha vi dovesse dare dei problemi, come è già successo in passato ad alcuni di voi, rimuoverò anche quello. Fatemi sapere.

Buona primavera a tutti, forse è arrivata finalmente!

04 aprile, 2013

Difficoltà

Sono molto preoccupata per i miei genitori.
Stanno invecchiando, li sento invecchiare nella testa un giorno dopo l'altro, soprattutto mio padre.
Mia nonna, sua madre, suo malgrado lo sta consumando. Vive sola, ogni mattina una signora gentile le fa compagnia per un paio d'ore, assicurandosi che mangi e prenda le giuste medicine, ma poi se ne va. Lei resta sola, non sappiamo bene cosa mangi, quanto mangi e se prenda correttamente le medicine. E' quasi diabetica, nel senso che prova la glicemia due volte a settimana, ma non deve fare insulina, ma assolutamente deve tenere sotto controllo gli zuccheri. Ma lei non sempre se lo ricorda, quindi a volte a fine pasto (o PER pasto) è capace di farsi fuori tre pesche.
Ha passato un infarto, quindi deve stare attenta alla dieta, ma a volte è golosa e si ingurgita dosi assurde di salame. Perchè non sempre se ne ricorda, dell'infarto.
Le medicine: tra tutte, credo ne debba assumere regolarmente una ventina, è cronica di un sacco di malattie di cui non so nemmeno il nome. Ma lei le confonde, le dimentica, raddoppia le dosi, le salta del tutto....
Aggiungiamo poi i suoi (rieccoci, cronici) problemi di equilibrio, che come conseguenza portano che almeno una volta all'anno cada per casa rischiando, nella migliore delle ipotesi, di rompersi una gamba. Infatti è già successo.
Mio papà non ne può più. Vive con mia mamma, ma solo fisicamente. Mentalmente è con la sua, di mamma. E' preoccupato, stressato, teso, stanco, svuotato, rassegnato. Vive aspettando qualche brutta notizia, salta come una molla se squilla il telefono ad un orario strano, somatizza con malesseri di ogni tipo (cattiva digestione, problemi intestinali, problemi respiratori, dolori intercostali, dolori alla schiena, stanchezza cronica, sensazione di "testa vuota" e altro ancora....).
Quando gli parlo, vedo che mi sente, ma non mi ascolta. Le sue orecchie stanno solo aspettando lo squillo di qualche telefono. La sua mente non mi ascolta, è rapita dai suoi pensieri, che sono con mia nonna.
Sempre.
Mia mamma non ne può più. Ha i nervi a fior di pelle, piange per niente, si agita, si arrabbia, sbotta per un nonnulla. La loro sta diventando una non-vita.
Oggi dovevano tenermi la bambina. Lei è un po' capricciosetta in questo periodo e mia mamma non lo sa gestire: si agita ancora di più, si sente incapace, inadeguata, la voce le si spezza. Mio padre la sgrida per questo atteggiamento negativo (da che pulpito), allora lei si ribella e lo attacca e così inizia la lite. La Ballerina che già è scazzata, diventa intrattabile. I bambini sono spugne. Assorbono i malumori, l'aria pesante, la tensione, l'incomprensione.
Stasera sono tornata a casa e avevo freddo. In casa non riuscivo a scaldarmi, ero un pezzo di ghiaccio. Poi vado a cambiare la piccola per la nanna e trovo la portafinestra della mia stanza malchiusa, sostanzialmente aperta: ecco il perchè del freddo. Le stanze erano proprio fredde. E io ci ho dovuto mettere a dormire una pargola che noto a tutti, dorme scoperta. Stamattina mia madre dando aria alla stanza, essendo totalmente agitata e sovrappensiero, ha chiuso male la portafinestra. O meglio, l'ha lasciata aperta.
E ora io mi domando cosa farà domani. Quanto litigherà con mio padre. Quanto faranno agitare la bambina. Cosa non digerirà mio padre. Quale medicina sbaglierà a prendere mia nonna. Per quale motivo mio padre dovrò correre da lei inaspettatamente, facendo inviperire mia madre. E la mia bambina.

Avrei bisogno di qualcosa di forte.

01 aprile, 2013

Amoreodio - post sconclusionato dopo giornate pesanti

In questi giorni la figlioletta mi sta mettendo a dura prova.
E' testona, capricciosa, imprevidibile, appiccicosa, nervosa.

Si intestardisce a saltare il sonnellino pomeridiano, così poi cenare diventa una crociata. Si intestardisce a voler mangiare totalmente da sola, così mi ritrovo pasta al pesto sul pavimento, una tovaglia che sembra un campo di battaglia e la lavatrice perennemente piena. E la maglietta preferita, quella coi dalmata, macchiata di pomodoro, perchè - eh già - ti intestardisci anche a non mettere il bavaglino.
Poi ce l'hai con le mie poche e malandate piante. Le massacri, strappi le foglie, ti sgridiamo, ti diciamo di non farlo e tu ci ridi in faccia e te ne freghi.
Fai interminabili capricci per sciocchezze: vuoi giocare con libri che non posso darti, vuoi giocare con cosmetici/detersivi che ovviamente non posso darti, pesti i piedi, piangi istericamente, diventi paonazza, butti ciò che hai in mano in giro come in preda ai nervi.
Fai la pazza ogni volta che ti metto sul fasciatoio, mi dai certi calcioni che non ti dico, ho paura che tu cada, ho il sacro terrore che tu cada, perchè ormai sei grande e certe volte da sola non riesco a tenerti.

Noi ce la mettiamo tutta. Cerchiamo di insegnarti con calma ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, cosa è lecito che tu faccia e cosa no.
Solo che ogni tanto ci sfinisci.

Per certi aspetti resti un angelo, anzi no, tu sei sempre il mio angelo e io mi odio ogni volta che penso che sei insopportabile. Mi odio quando penso che non voglio darti un fratellino/sorellina perchè è già tanto se riesco a gestire te, mi odio perchè un secondo dopo la crisi isterica mi guardi coi tuoi occhioni color cioccolato, dici "mamma" e mi sorridi e allora Dio come mi odio.
Ho voglia di piangere, ora che sei nel lettino e dormi, ripenso alla gioranta, a che mamma sono stata e penso a te, alle tue manine cicciotte, ai tuoi sorrisi, a come sai essere affettuosa....e concludo che potrei fare di meglio, che avrei potuto fare "così e cosà" e invece non l'ho fatto. Uff, che schifo di mamma. Se ci fosse un campionato, sento che arriverei ultima.

Devo mettere a tacere questa mia vocina ipercritica, devo.

Domani è il mio primo giorno del mio quinto lavoro. Quinto lavoro. Lavoro dal 2002 e questo sarà il quinto.

Domani si riparte, si ricomicia. Pensa a questo Elizabeth. Pensa a questo e al fatto che sentirsi male ogni tanto ci sta.