08 maggio, 2012

Attenzione: post malinconico. Ma passerà

Lo so che è una cavolata.
Ma sono quasi nove anni di vita. Più o meno come dall'esame di quinta elementare alla maturità, stesso lasso di tempo.
Sta per finire.


Le mie giornate non verranno più condite da terribili parole angliformi a cui ormai avevo fatto il callo. Ciao ciao deliverare, buccare (o bookare che dir si voglia), ciao ciao forcastare, marginare e fasare. Ciao ciao thx, pls e asap.
I miei mesi non saranno più raggruppati a tre a tre a partire dal primo giugno in maniera innaturale per chi non lavora qui. La fine dell'anno tornerà ad essere il 31 dicembre e smetterà di essere il 31 maggio.
Il mio stomaco e la mia pancia non subiranno più la nefasta influenza delle scadenze trimestrali e il mio cervello smetterà di fare assurdi calcoli su tempi di firma, di emissione di offerte, di accettazione di condizioni astruse e su sconti, mamma mia quanti sconti.


Non che tutto ciò mi mancherà in sè. Perchè diciamo la verità, non è che siano proprio aspetti meravigliosi della vita lavorativa. Mi mancheranno perchè sono parte della mia vita da tanto tempo, perchè ormai si sono radicati in me, perchè per me è ormai naturale sapere che non se ne parla di ferie a febbraio, che non posso sognarmi di prendermi l'ultimo lunedì di novembre, ma che invece a giugno, dopo i primi 15 giorni, posso anche andarmene sulla Luna.


E poi.
E poi ci sono anche le cose belle.
Mi hanno mandata in Irlanda. Scendendo dall'aereo, quel giorno di nove anni fa, ho pensato: "Sto realizzando un sogno".
E poi mi hanno mandata ancora e ancora, a lavorare, a festeggiare. Finchè certi posti sono diventati famigliari, finchè non serve più la cartina, non serve più chiedere in giro. Si sanno gli orari degli aerei, si sanno i mezzi pubblici da prendere, si sanno i posti dove mangiare, i negozi dove comprare, si sa quanto ci si impiega per andare da Clontarf a Dun Laoghaire.
E poi ho potuto comprare casa.
E ho conosciuto tanta gente splendida.
E ho avuto qualche soddisfazione.
Ho sentito di essere parte di qualcosa di grande, di internazionale, qualcosa che aveva tanto da regalarmi e da cui potevo trarre moltissimo.


Ho sentito di saper fare qualcosa, qualcosa di importante.
Ho sentito di avere il mio posto nel mondo.


Ora sento che me lo stanno portando via.
Senza che lo meritassi, senza che abbia fatto niente perchè questo succeda, anzi, ho tentato di fare il contrario, ma nulla è valso a qualcosa.


Me lo stanno portando via e non posso fare niente.

14 commenti :

  1. So perfettamente come ti senti. Non aiuta, lo so. Però posso dirti che dopo potrà esserci qualcosa di positivo, di diverso sicuramente, ma comunque di positivo. Sii contenta di questa magnifica, lunga esperienza, fanne tesoro e affronta il futuro con ottimismo. Ora è tempo di cambiare.
    Un abbraccio

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  2. Eh... Mi fai rivivere ciò che è accaduto quattro anni fa.
    Allora mi pareva quasi impossibile, mi sentivo come "monca", ma poi il mio posto nel mondo l'ho ritrovato: diverso da come l'avevo immaginato, ma comunque dotato di senso.

    Coraggio cara, è un momento critico, ma abbi fiducia e lo farai fruttare. Un abbraccio.

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  3. ciao Lizzie, torno a leggere dopo un po di tempo....mi spiace tanto per come sono andate le cose col tuo lavoro...ti auguro di trovare presto qualcosa di migliore perchè sono sicura che troverai di nuovo "il tuo posto", vedrai!!! un abbraccio

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  4. Capisco come ti senti. E' quel senso di impotenza e di frustrazione che ti fa dire Eh no! Anche se sai che la tua vita è da un'altra parte.

    Vedrai che quando sarai fuori dalla rabbia e dalla malinconia vedrai una strada aprirsi anzichè una chiudersi.

    Ti abbraccio

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  5. Non è per niente una cavolata Lizzie, è un sentimento perfettamente umano e comprensibile. Ci si affeziona molto alla propria quotidianità, specie se è stata anche bella come nel tuo caso.
    Capitano queste cose, vedrai che passerà (lo dici tu stessa e hai ragione)

    Un abbraccione

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  6. E' proprio così, un'azienda ti da il tuo posto nel mondo, un ruolo nella società. Pensa che quando io sono andata a dare le dimissioni, per farmi riconoscere all'entrata mi sono presentata con il mio nome e il nome dell'azienda... è stata una sensazione stranissima e ho pensato: è l'ultima volta che posso dirlo. So che genitori, marito, amici, un po' tutti mi valutano per la persona che sono, non per il mio lavoro. Ma io (stupidamente, lo so) non posso fare a meno di sentirmi "una sfigata". Penso che per persone come noi passerà solo quando troveremo un altro posto nel mondo, e non sarà mai fare la mamma e basta.

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  7. @Kalì e Nora: ragazze mi confortate. Il fatto che sia successo anche a voi e che ne siate uscite così bene mi dà coraggio. Vi abbraccio
    @Pandora: ho sempre pensato che un'altra soluzione sarebbe salata fuori, invece...dovrò affrontare un futuro tutto nuovo e forse, non è poi così male come prospettiva :)
    @Owl: è proprio l'impotenza a darmi sui nervi...devo farmene una ragione, certe cose non dipendono da noi! un bacione
    @Maude: Grazie cara, un abbraccione anche a te
    @Vale: Siamo fatte male? Dovremmo farci bastare quello che abbiamo? Ci provo ma non ce la faccio!

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  8. Diamine Liz, ne hai ben donde! E tutto quel che provi è legittimo e umano.
    Un abbraccio, cara!

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  9. Un po' è il carattere di noi "lamentine", che pensiamo sempre di avere meno degli altri (o almeno per me così!); un po' è che tutti abbiamo bisogno di un ruolo nella società e di "colleghi", di un gruppo con cui relazionarsi (oltre alle farmaciste che quando mi vedono mi stendono un tappeto rosso). E qui mi cade John Donne! (e anche Pirru... scusa il paragone John!)

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  10. @Linda: grazie, è solo che a volte mi sento proprio una lagna :)
    @Vale: No Man is an island entire of itself...
    (guarda che al paragone, John sta ballando la lambada nella tomba...)

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  11. eh gia', dobbiamo reinventarci una nuova identita', ma secondo me tempo un anno saremo gia' in una posizione di maggior consapevolezza (mamma mia sembra l'oroscopo del Mago Oronzo)
    Certo, non che la consapevolezza paghi, ahime...

    Comunque ieri ascoltavo Common People dei Pulp e ti pensavo (commento inutile sul tuo post precedente sulla gente normale, per dire che a quanto pare neanche quelli che sono pieni di soldi sono messi proprio benissimo ;-))

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  12. @Sfolli: l'idea di reinventarsi non è poi tanto male, almeno nel mio caso. Però mi costa fatica (e non pensavo) staccarmi dalla "me" che sto per abbandonare. Vitaccia...

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  13. Lizzie cara non commento da un pò, ma ti ho sempre seguita, non trovando spesso le parole per darti coraggio e fiducia... e ora più che mai leggendo questo post mi si stringe il cuore perchè sento quanto una parte di vita, mi sembra di capire bella e appangante, ti sia stata portata via! ma tu sei una donna in gamba e sono sicura che ti si apriranno nuove strade,vedrai!! ;-)
    bacioni***

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  14. @Miss: grazie carissima. Devo abituarmi all'idea, farmene una ragione e andare avanti. Non è facile, ma ci sto lavorando! Bacioni anche a te :)

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