28 dicembre, 2009

Si aprono le danze...

Lo so che è tardi, che sono già indietro ancor prima di cominciare, ma i giorni che hanno preceduto il Natale sono stati convulsi. Per prima cosa, ho avuto un forte raffreddore che ha seriamente compromesso le mie facoltà mentali...ma non voglio accampare scuse. Seconda cosa, ho lavorato come un cretina, prendendomi i soliti mal di fegato, staccando la spina solo la vigilia alle ore 15.00: insomma, pare che non cambierò mai, scema ero e scema resto. Ovviamente poi durante il clou delle feste non è pensabile intraprendere un'attività che non sia mangiare o farsi gli auguri, quindi in un battibaleno eccoci qui, la sera del 27 dicembre.
Finalmente ho cominciato! Internet disponbile, dizionari alla mano e Darcy come consulente/revisore: stasera ho tradotto. E anche benino, direi, per essere super-arrugginita. Ma la cosa bella qual è? Che mi sono divertita, come mi divertivo ai tempi dell'università. Tradurre mi piace e mi diverte ancora.
Le storie d'amore, non finiscono mai!

24 dicembre, 2009

Vigilia di Natale

Questa mattina camminando verso l'ufficio ho visto tanti visi scuri: persone in ritardo, persone arrabbiate, persone incavolate con la neve, persone incavolate con mondo perchè lavorano la vigilia di Natale...

Ho pensato che sarebbe bello invece riuscire ad iniziare la giornata con un sorriso.
Sarebbe un bel regalo, per noi stessi e per gli altri.

Auguri a tutti!


23 dicembre, 2009

Incancellabile

Era un po' che volevo scrivere su questo fatto, ma non mi decidevo mai perchè mi sembra un argomento più grande di me, per il quale mi sento inadeguata.
Poi per caso oggi ho visto un internet una foto e le parole mi stanno uscendo dalle dita e dai tasti del pc senza che io possa impedirlo.

Il furto della terribile e beffarda insegna di Auschwitz mi ha riportato alla memoria un fatto della vita che non potrò mai dimenticare: ad otto anni, ho visitato Dachau.
Io e i miei eravamo in Germania per una mini vacanza pasquale ed il programma di viaggio prevedeva anche quella visita. Mio papà tentennava un po', riteneva fossi troppo piccola; mia madre, invece da brava insegnante, mi ha spiegato ben bene di cosa si trattasse e ha detto che se io me la sentivo, non c'erano problemi.
Quindi andammo. Ho pochissimi ricordi visivi: edifici grigi, bassi, corridoi vuoti, stanze vuote; un grande cortile, spoglio. E' buffo come io conservi solo questi pochi frammenti visivi, mentre indelebile sia la sensazione che provavo, intatta e chiarissima a distanza di 25 anni. Lì dentro niente mi sembrava reale, mi sentivo in una dimensione parallela, in un mondo che non esiste, che non poteva esistere, tutto era irreale, impossibile. Quella sensazione per me è incancellabile e mi ha fatto restare, nel corso degli anni, particolarmente sensibile all'argomento.


Quel giorno la visita per me terminò prima del previsto, ma non fui io sentirmi poco bene, fu mio padre. Proprio lui che era preoccupato per la sua bambina, di fronte alla realtà di quel luogo, si è sentito male. Era inaffrontabile, per lui. Inconcepibile la presa di coscienza di esserci dentro e pensare "è successo davvero, perchè ci sono dentro". Eccolo lì, grande e grosso, un metro e ottantacinque centrimetri d'uomo con le gambe molli, che chiede di uscire prima che la visita finisca. Mi ricordo che lo accompagnai fuori. Era a pezzi e io non sapevo cosa dirgli per farlo stare meglio; non potevo dirgli proprio nulla.

Quel giorno pensai che sarebbe stato bello se al mondo ci fossero stati più uomini con la sensibilità di mio papà, che smise di essere invincibile ai miei occhi, ma diventò uno splendido essere umano imperfetto.

21 dicembre, 2009

Surgelati

Dopo un weekend di gelo, di temperatura ampiamente sotto alla media stagionale....vengo in ufficio e cosa trovo? 10 gradi, la caldaia è rotta, non ha sopportato le temperature rigide degli scorsi giorni e l'acqua all'interno si è congelata. Totale: temperatura artica e bagni inagibili. E dobbiamo restare almeno fino all'ora di pranzo!!! Poi, grazie al cielo, possiamo tornare a casa.

Quanta umanità.

14 dicembre, 2009

Riflessioni post-seminario

Sabato mattina, ore 10.00 Seminario sulla traduzione editoriale-letteraria. Una cosa ben fatta, organizzata da una casa editrice non distante da qui, presenti i due soci fondatori e l'avvocato con cui collaborano per la gestione dei contratti con i traduttori, appunto.
Siamo in 20 a partecipare, tutte donne, a sottolineare il fatto che la letteratura e le lingue sono materie prettamente femminili (io all'Università avevo 3 o 4 compagni di corso maschi, degli esseri misteriosi...).

Poco dopo le 9.30 entro in hotel e trovo già due ragazze che parlano fitto fitto. Prendo un caffè e le ragazze mi fanno segno di unirmi a loro. In pochi minuti siamo una decina e quando arrivano le 10 siamo al completo, venti fanciulle di età diverse pronte a cominciare. Ci riuniamo nella sala congressi, la signora e padrona della casa editrice si presenta e poi, come sempre accade, chiede ad ognuna di noi di presentarsi, facendo il giro della tavolata.
Ed ecco che io resto basita. Per 3 ore e ribadisco 3 misere ore di seminario, c'è una ragazza che viene da Palermo, laureata da 3 settimane; ce ne sono 2 che vengono da Macerata, laureate e con anche un master alle spalle; una viene dalla Romagna, una dalla Toscana (addirittura questa già ampiamente avviata nella professione), una viene da Verona...Insomma, ci sono ragazze da tutta l'Italia.
Ragazze laureate (lingue straniere, interpreti e traduttori, laurea triennale, laurea quadriennale, di tutto un po'), ragazze con master, con esperienze pazzesche, donne di 40 anni, donne che si sono laureate nel 1995, ragazze di 22 anni con gli occhi brillano di aspettative. Donne e ragazze qualificate, con una spiccata professionalità e con tanta voglia da fare. Ragazze che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro e donne che non riescono a rientrarci! Sì, perchè c'è qualcuna che aveva il lavoro della vita, ma da un giorno all'altro la multinazionale ha chiuso il dipartimento e quindi...a casa col sussidio di disoccupazione. Persone incredule di fronte alla possibilità di frequentare un seminario pratico, a cui segue una prova che, se ben valutata, può portare ad una collaborazione, sebbene non continuativa.


Ecco com'è il panorama oggi. Donne coi titoli e con esperienza, che prendono un aereo per 3 ore di seminario, nella speranza di un contratto a progetto pagato una miseria.

Il seminario in sè è stato molto interessante e formativo, complimenti alla casa editrice. Ma la visione del mondo del lavoro che mi ha lasciato...beh, posso solo definirla deprimente.

11 dicembre, 2009

Qualcosa per me

Domani, sabato, giornata per me solitamente consacrata al sonno la mattina e ad attività riposanti come vedere gli amici, fare compere, sistemare - con calma - la casa nel pomeriggio...ebbene, dicevo, domani sarà un sabato diverso. Rinuncio alle ore di beato sonno mattutino come a tutto il resto, mi alzerò alle 7.15, Darcy (sant'uomo) mi accompagnerà alla stazione e prenderò un lurido treno. In una ridente cittadina alle porte di Torino, frequenterò un Seminario sulla Traduzione Editoriale.
Signori, sono emozionata come una scolaretta, sono in subbuglio, sono curiosa ed impaziente. Finalmente compio il primo sospirato passo per dare una raddrizzata alla mia vita lavorativa, una sottile riga da aggiungere al mio cv, un piccolo segnale che Sì, qualcosa sta cambiando.


09 dicembre, 2009

Pensieri sparsi

Ci sarebbero tante cose da dire, però io sono in una condizione mentale confusa e l'ambiente intorno a me non è dei più consoni a raccogliere le idee con ordine.

Cercherò di fare il possibile.

- Roma è un incanto, sempre e comunque. "Ovvio", dice chi ci abita, "tu te la vivi da turista, prova a starci in pianta stabile!", il che per carità, può essere vero. Il traffico è un delirio a qualsiasi ora del giorno e della notte, il parcheggio è ormai un ricordo di qualcosa che accadeva solo negli anni 70, i turisti - per quanto portatori di soldi - ammorbano l'esistenza di chiunque voglia fare in santa pace un giro in centro; le distanze sono immense, i tempi dilatati, l'economia zoppica, le opportunità di lavoro scarseggiano....
Però basta alzare il naso per trovarsi di fronte a qualcosa con valore storico (un palazzo, una via, un quartiere, una piazza...), per trovare sorprendenti rovine romane, angoli di verde inimmaginabili, scorci che lasciano senza fiato. A Roma c'è sempre qualcosa da vedere, anche se ci vivi o se, come me, si ha la fortuna di andarci più volte l'anno. Io ringrazio il cielo di avere là un pezzo di famiglia che ogni volta mi accoglie con gioia e mi porta in giro a fare la turista.
Voglio tornarci entro la fine di febbraio, perchè, accidenti, mi sono persa la mostra su Grace Kelly! (Ma si può?? Era chiusa il lunedì!!!)

In compenso ho fatto uno shopping di gran classe:


  • una paio di guanti di pelle neri con impunture e bottoncino viola sul polso;

  • un paio di guanti di cachemire neri, lunghi fino al gomito;

  • un abito di seta e velluto verde scuro e annesso coprispalle;

  • 2 libri in inglese


Son soddisfazioni.


- Andare a Roma per me significa anche stare in famiglia ed entrare in contatto con una situazione non proprio rosea. Mio cugino ha quasi trent'anni e un diploma di geometra. Da quando l'ha conseguito, ha lavorato 2 anni in catena di montaggio (di lavatrici) e nulla più. Da ragazzino era allergico allo studio, si è diplomato a calci, era il classico ragazzotto con un accento che neanche Totti si sogna, tutto interessato unicamente alla sua auto nuova. Poi, dopo le delusioni del lavoro, l'allontanamento dagli amici (alcuni, i più buzzurri, si sono persi. Gli altri, hanno preso il volo, altri, chissà...), è diventato un ragazzo chiuso e spaventato del mondo. Sempre più legato ai genitori (ora entrambi pensionati), ora è arrivato al punto di uscire solo per fare la spesa (col padre) e per portare a spasso il cane (uno splendido meticcio prossimo ai 15 anni, quindi tutt'altro che eterno). Mi domando come possa andare avanti così. "Lavoro non ce n'è, a Roma è diverso, qui bisogna essere amici di qualcuno, io non so neanche l'inglese..." sono tutte le scuse che mi sono sentita dire in questi giorni, a giustificazione del fatto di essere a casa a marcire. Hobby non ne coltiva, sostenendo di non poterseli permettere, visto che non lavora...
E dire che non sarebbe stupido, anzi, è anche sensibile. Ma è talmente spaventato dall'idea di staccarsi dal nido, di prendersi le proprie responsabilità, di camminare nella vita da solo, senza i genitori accanto ad ogni passo, è talmente spaventato dall'idea di un qualsiasi fallimento, che si fa andar bene quella specie di non-vita che conduce ora. Che non può bastargli, non ci credo. Non so cosa fare, ho provato più volte a parlargli, ma è sempre spento, rassegnato.
E io provo un amaro senso di impotenza...

04 dicembre, 2009

Torno a Roma...per qualche giorno

In occasione di questo propizio ponte, torno in una delle città che amo di più al mondo, Roma. Sarà una visita molto "famigliare" e poco turistica, visto che in sostanza, vado a trovare i cugini. Quindi i propositi sono: riposare, mangiare bene e vedere qualche mostra interessante...a Roma gira e rigira ce ne sono sempre.
Staccherò il collegamento con tutto quello che anche solo vagamente è connesso con il lavoro, mi godrò le attenzioni di parenti che mi vedono una volta all'anno e le sfavillanti luci della città addobbata per le festività natalizie.
Nella borsa: un libro fresco da iniziare, iPod ben carico, occhiali da sole, e macchina fotografica. That's it!

A mercoledì!

29 novembre, 2009

Alberi, addobbi, dolori e speranza...

Oggi abbiamo fatto l'Albero di Natale. Il primo nella nostra casa nuova. Anch'esso nuovo, alto 1.80m, foltissimo e davvero bello. Regalo della mamma a cui ho chiesto, per quest'anno, di non spendere altro per noi, ma solo di regalarci l'albero e gli addobbi. In questo devo dire che è stata molto brava, ha avuto buon gusto e si è impegnata parecchio. Dopo pranzo abbiamo spacchettato tutto e ci siamo messi d'impegno. Il risultato è ottimo: il nostro nuovo albero sta benissimo in soggiorno, vicino alla finestra, con i suoi sfavillanti addobbi.

Per me è stato come un cerotto, un grosso cerotto che mi sono piazzata sulla ferita che sento dentro in questi giorni. E' una ferita orrenda, perchè non me l'ha fatta nessuno, non ho nessuno con cui prendermela, qualcuno da incolpare, qualcuno contro cui sfogare il dolore. So solo che voglio cercare di trascorrere delle feste serene e non sarà semplice, nonostante tutto ciò che di buono c'è intorno a me. Perchè c'è sempre qualcosa che sfugge al potere degli altri, qualcosa per cui i nostri cari non possono fare niente, anche se lo vorrebbero, non possono trovare rimedi nè formule magiche. E il male resta con noi...noi rimaniamo soli con il nostro dolore, cercando in ogni modo di tener viva la speranza.

25 novembre, 2009

Acquisti

Prima cosa: i pantaloni acquistati online sono molto belli. Solo che sono fatti per una alta come mio padre, quindi devo farli accorciare, ma poco male.

Seconda cosa: oggi la mamma mi ha regalato un cappellino di lana bellissimo (io adoro i cappelli, in generale). L'ho indossato e ho chiesto a mio marito cosa ne pensasse. Sapete cosa mi ha detto?
"DEVO ABITUARMI"
Non c'è che dire, è un signore. Avete mai sentito un modo tanto educato per dire "MI FA SCHIFO" ?

17 novembre, 2009

Ho rotto il ghiaccio

Lavorando dove lavoro, un minimo di dimestichezza in più con la tecnologia mi sarà venuta. Credo. Sta di fatto che sono, nel mio piccolo, una blogger, ho il mio bel pezzettino di web dove scrivo quello che mi passa per la testa. Già questo mi sembra molto. Ho iniziato abbastanza presto ad usare l'home banking, perchè ci lavoravo: spiegavo - via telefono - ai clienti come fare col sistema nuovo della simpatica banca per cui ero schiava. Quindi sono diventata avvezza a pagamenti online, bonfici, ecc. Acquisto spesso biglietti aerei e pacchetti vacanze, più veloce e quasi sempre più economico che andare in agenzia (tra l'altro, le agenzie hanno degli orari estremamente fantasiosi...o è una mia impressione?). Una cosa, però restava da fare. Non avevo mai effettuato acquisti di abbigliamento/accessori in rete. Mi sono più volte soffermata ad ammirare borse costose, scarpe da urlo, abiti magnifici, ma poi non mi decidevo mai, perchè avrei voluto vedere dal vivo l'oggetto del desiderio, con quella mania tutta italiana del "toccare con mano". Oggi ho infranto questo tabù. Di fronte ad un'offerta davvero invitante, ho ordinato un paio di pantaloni neri, ampi, elegantissimi. Vedremo quando arrivano...

16 novembre, 2009

Vinile e CD

Sarà un argomento trito e ritrito, pure superato, però qualche giorno fa io e Darcy ci siamo ritrovati a discutere sulla diatriba Disco di Vinile o Compact Disk.
Ovviamente, da buon ingegnere, lui parteggia per il secondo: suono pulito, inalterabile, eterno (salvo che capiti nelle mani sbagliate e qualcuno ci incida sopra Io&Te2MsC con un taglierino), ideale per sentire musica in cuffia senza timore di strani rumori.
Io non sono riuscita ad essere così netta nella presa di posizione. Certo, innegabilmente il suono del cd è di qualità ottima e, in teoria, non si deteriora. Il vinile si impolvera, si riga e anche quello tenuto meglio, si consuma con l'uso. Però.

Però io ricordo che avevo un vinile del White Album dei Beatles. E ricordo che pur avendo anche il cd, sceglievo sempre di ascoltare il vinile. Gli scricchiolii, gli schiocchi, i fruscii "riempivano" gli spazi vuoti lasciati dalle note e rendevano il suono pieno, vivo. Probabilmente sto scrivendo una banalità, ma in quel caso, potendo fare un paragone immediato, il cd mi sembrava un po' freddo. Altra cosa: che bello è un 33 giri?? E' un oggetto di una rara bellezza: rotondo, nero, lucido, profumato...perfetto.

E poi dipende sempre da quello che si vuole: chi desidera il suono perfetto non ama nemmeno gli album dal vivo, che invece io adoro.

In ogni caso, potessi riascoltare Blackbird ora, dal mio vecchio LP, cavolo, lo farei al volo.

13 novembre, 2009

Venerdì di novembre

E' un grigio venerdì di novembre, l'aria è umida e in sospensione c'è qualcosa che non è nebbia e non è pioggia. Il freddo, anche se non pungente, entra nelle ossa e ti fa sentire un brivido nella schiena, bisogna raggomitolarsi nel cappotto, ficcare il naso nella sciarpa e calarsi il berretto di lana ben bene sugli occhi. Anche i guanti non possono mancare. Cammino verso l'ufficio a passo spedito, così mi scaldo. Mi guardo attorno e vedo la gente che va al mercato, va al lavoro. Visi seri, concentrati nella ricerca del parcheggio o delle mele migliori. Gli alberi stanno perdendo anche le ultime foglie, l'asfalto è coperto di giallo, i rami si stagliano neri nel cielo biancastro. Respiro e sento l'aria fresca che mi pervade e penso che amo il freddo. Nei pensieri l'idea di fare quel che devo in ufficio e poi dedicarmi a me e alla mia famiglia nel fine settimana; negli occhi la vita che si muove nella mia piccola adorata citta; nelle orecchie questa canzone che mi coccola i timpani.

Bones sinking like stones
All that we've fought for
All these places we've grown
All of us are done for

And we live in a beautiful world
Yeah we do, yeah we do
We live in a beautiful world

Bones sinking like stones
All that we've fought for
All these places we've grown
All of us are done for

And we live in a beautiful world
Yeah we do, yeah we do
We live in a beautiful world

And we live in a beautiful world
Yeah we do, yeah we do
We live in a beautiful world

Oh all that I know
There's nothing here to run from
'Cos yeah, everybody here's got somebody to lean on

07 novembre, 2009

Back home, at last

Ieri è stata una giornata apocalittica, la prova tangibile che non è venerdì tredici che porta sfiga, perchè ieri era il sei. Quando mi sono alzata, sapevo benissimo che durante il lungo cammino che mi avrebbe condotto fino a sera, avrei incontrato numerosi ostacoli, quindi in parte ero preparata. Dico in parte, perchè alla fine la giornata si è rivelata molto peggio di quello che credevo, di quelle che ti portano a pensare "stamattina dovevo restare nel letto".

Dopo aver:

  • sedato una lite infantile via email tra un collega idiota e una collega saccente;

  • tentato in tutti i modi di ottenere una risposta da un collega rumeno che mi ha ignorata per tutto il santo giorno;

  • parlato con un cliente che si comportava come un bambino isterico e viziato;

  • essere corsa in bagno a sfogare nelle lacrime la mia frustrazione multi-fonte;

  • placato l'ira di altri colleghi dopo aver udito le parole di suddetto cliente;

  • fissato un incontro con quest'ultimo, nonostante nessuno lo voglia vedere,


mi son detta: per oggi ho dato.
E tornare a casa tutta intera ha avuto un sapore davvero speciale.



"Push the door, I'm home at last
and I'm soaking through and through
Then you hand me a towel
and all I see is you
And even if my house falls down,
I wouldn't have a clue
Because you're near me..."

03 novembre, 2009

Bisogno di musica

In queste giornate concitate, in cui mi domando come devo fare per far richiesta per le giornate di 30 ore, sento la mancanza della mia musica. Di quella che mi rimette in sesto, di buon umore, che mi riporta sui binari giusti, che sgombra il cielo dalle nuvole, dirada la nebbia e fa spuntare il sole. La musica che sento nelle vene e che mi tremare lo stomaco. Le mie tante, tante canzoni del cuore. Quelle che hanno accompagnato la mia crescita, la mia vita, ma anche quelle più recenti, colonna sonora degli ultimi importanti cambiamenti che ho vissuto. Ho bisogno di ritrovare il tempo per queste note.
Tra poco prendo un lurido treno che mi porterà a Milano. Ho un'oretta di tempo, tanto per cominciare.

28 ottobre, 2009

Il declino della soap

Nella mia vita passata, quella di studentessa, oltre che di lingue straniere, mi sono occupata di format televisivi. Diciamo che l'indirizzo del corso di laurea prevedeva una specializzazione in comunicazioni sociali e di massa, nuovi media, nuove tecnologie della comunicazione, ecc...
Così mi è capitato di frequentare un laboratorio incentrato sui format televisivi. Storia, evoluzione, modalità comunicative e compagnia bella. Ricordo una parte interamente dedicata alle soap operas, sceneggiati nati negli Stati Uniti, prima in radio poi sbarcati in tv, che hanno spopolato anche qui in Italia negli anni 80.

Ieri dopo pranzo, mi sono resa conto che le soap operas stanno morendo. A dispetto di una delle caratteristiche distintive del format stesso, cioè quella di non avere una fine, questo prodotto ha ormai fatto il suo tempo. Recentemente ha chiuso i battenti una delle soap operas storiche, nata per la radio nell'immediato dopoguerra negli Stati Uniti appunto. Il segnale è chiaro: si è chiusa un'epoca.


Del resto, a ben pensarci, non è che improvvisamente l'utenza richieda opere teatrali di alto livello, documentari scientifici o storici o altri programmi di elevata qualità contenutistica. Tutt'altro. Direi che l'utenza si sta rimbambendo sempre più. Solo che non c'è più bisogno di pagare attori, sceneggiatori e costumisti per impegolarsi a produrre una soap opera. Ci sono i reality, caspita! Partecipanti illustri sconosciuti che mettono alla berlina se stessi e la loro smodata voglia di fama, sconosciuti che possono avere un talento oppure avere solo il talento di non saper fare assolutamente nulla. Il segreto è: chiudi un po' di queste persone a caso (o forse non tanto a caso) in un luogo qualsiasi (una casa, un'isola, una scuola...poco importa) e la soap opera prenderà vita da sè. Niente attori, nè sceneggiatori da pagare.
La qualità del risutato...beh, tutto sta a capire se intendiamo misurarla coi contenuti espressi o con gli ascolti.

............

Meno male che ci restano Criminal Minds e NCIS.

27 ottobre, 2009

Tolleranza

Allora, ditemi voi che cosa dovrei pensare io di una collega che mi dice che "Tre metri sopra il cielo" è il libro più bello che lei abbia mai letto e che ha pianto tanto, che è troppo, troppo bello, indescrivibile...

Ditemi voi.

E' che io ci provo a essere tollerante. Solo che, davanti a questo, non ce la faccio.
Insomma, mi lascio influenzare dai miei preconcetti, è vero. Però in libreria avevo provato a sfogliarlo e a leggere qualche riga e onestamente mi erano bastate. Forse a qualcuno di voi è piaciuto. Mi spiegate se sono io che non capisco o cosa???

24 ottobre, 2009

Tè, caffè

Ho conosciuto tanta gente purista dell'uno o dell'altro. Persone che, a prescindere dall'ora del giorno, sono fedeli ad una e una sola bevanda. Non soltanto; schifano l'altra.
C'è chi racconta di aver acquisito l'amore per il tè dagli inglesi, dopo un viaggio in Inghilterra e di non volerne più sapere del caffè.
C'è chi dice che il tè è solo acquaccia e che nulla è paragonabile all'aroma del caffè.

Non ho mai capito questa diatriba, per me è senza senso.

Al mattino, quando mi sveglio, ho bisogno di caffè come dell'aria che respiro (per questo quando sono stata in Irlanda mi sono portata la moka e il caffè, sapevo che là in casa non li avrei trovati). Se per caso al mattino non riesco a ingerire almeno un caffè, arrivo in ufficio con una sensazione di malessere fortissima e ovviamente sono intrattabile e non so neanche come mi chiamo.
Dopo pranzo poi, se non chiudo il pasto con un caffè, rischio l'abbiocco violento, quasiasi cosa io debba fare dopo, non c'è storia.
Ecco, per me il caffè ha questa connotazione di piacevolissima benzina che mi mette in moto fisicamente e mi accende il cervello, è indispensabile quando ho da fare.

Per il tè è tutta un'altra storia. Ci vuole calma e relax. Non a caso, l'unica mattina in cui mi alzo e mi faccio un tè, è la mattina di Natale. Non c'è una ragione precisa, se non la pace e la serenità che accompagna quella mattinata.
In montagna, nei pomeriggi d'inverno, quando fuori il freddo taglia a fette qualsiasi cosa o addirittura nevica, è bellissimo assaporare un tè guardando fuori dalla finestra.
E oggi, per esempio, dopo una mattinata dedicata ai lavori di casa e dopo un meraviglioso sonnellino su divano, alzarsi e scadarsi l'acqua per un tè, è davvero un piacere della vita.

23 ottobre, 2009

Abbastanza e Troppo

Non siamo abbastanza entusiasti (di cosa, poi)
Non chiamiamo abbastanza i clienti (in realtà, non ne possono più)
Non facciamo abbastanza presentazioni
Non siamo abbastanza propositivi
Non conosciamo abbastanza i nostri prodotti
....

Il tutto detto da uno che scrive QUAL E' con l'apostrofo e che usa il verbo TO PRETEND come se significasse PRETENDERE...

INVECE, tener conto che l'economia cola a picco e che nonostante tutti i pareri contrari, la crisi c'è e si sente e nessuno è più disposto ad investire, ma l'unico imperativo è risparmiare, è troppo difficile.

Troppo.

16 ottobre, 2009

Aspettative...

...degli amici
del marito
dei genitori
dei suoceri
dei colleghi
dei capi
...
Accontentare tutti, soddisfare tutti, dare a tutti ciò vogliono, ciò che mi chiedono, ciò che si aspettano da me. Far sì che tutti siano contenti. Ma capita che accontentare qualcuno significhi scontentare qualcun'altro, o altri. Vorrei arrivare ad una contentezza contemporanea. Ma è difficile, caspita se è difficile.

A volte mi sento soverchiata. A volte ho l'impressione di non farcela.

E' normale?

Tono di voce

Se c'è una categorie di persone che non sopporto, è quella degli urlatori. Quelli che hanno sempre il tono di voce elevato quando non è assolutamente necessario, quelli che non tengono conto che non vivono su un'isola deserta e a pochi interessa quello che hanno da urlare al telefono. Il tutto è aggravato se ci si trova in un contesto di open space, dove guarda caso mi trovo io, quindi in un luogo dove a tante scrivanie lavorano tante persone, ognuna dotata di corde vocali. Pensiamo un po' se tutti utilizzassimo un tono di voce alto: cosa succederebbe? Ma c'è sempre qualcuno che usa poco ciò che ha tra le orecchie e quindi sbraita, senza ritegno, senza vergona. Esite poi un'ulteriore aggravante: se ciò che viene esposto a viva voce è condito dal turpiloquio. Già devo sentire parole per le quali non nutro interesse, ma devo pure sorbirmi una sequela di volgarità?? Ma attenzione, le aggravanti non sono ancora finite: e se il suddetto open space fosse, toh guarda, un luogo di lavoro dove gli impegati sono costantemente al telefono con persone esterne, ad esempio dei clienti, tanto per dirne una? Ammazza che bella figura si fa a parlare al telefono con un cliente con un collega che si esprime come uno scaricatore di porto dotato di megafono. Secondo me il cliente sente...

15 ottobre, 2009

Rugby

Ho appena citato una canzone di un gruppo Gallese.
Il collegamente con il rugby è stato facile.

Non è che io sia una fan sfegatata di questo sport, anzi, lo capisco appena. Però una cosa posso dirla: mi impressiona sempre quando danno in tv il Sei Nazioni, vedere quegli stadi ordinati stracolmi di uomini, donne, bambini e anziani. Allegri, festanti, vestiti coi colori della loro squadra, con cappelloni ridicoli e il trucco colorato in faccia. Mi impressiona se paragonato alla spettacolo completamente diverso che offrono i nostri stadi calcistici: polizia, transenne, sbarramenti, fumogeni lanciati in campo....quando va bene. Perchè quando va male ci sono risse, i cosiddetti "tafferugli" e episodi di delinquenza (se non violenza) gratuita per le strade.

Sarà banale, ma ogni tanto mi chiedo il perchè di queste differenze.

"Dicono che in Galles si gioca a rugby sull'erba, a Cardiff
Nel fango, dietro le case
E tra le nuvole, in Paradiso"





Today I'm feeling blue...

Today I'm feeling blue...I hear this song in my ears...

MAYBE TOMORROW

I've been down and
I'm wondering why
These little black clouds
Keep walking around
With me
With me

It wastes time
And I'd rather be high
Think I'll walk me outside
And buy a rainbow smile
But be free
They're all free

So maybe tomorrow
I'll find my way home
So maybe tomorrow
I'll find my way home

I look around at a beautiful life
Been the upperside of down
Been the inside of out
But we breathe
We breathe

I wanna breeze and an open mind
I wanna swim in the ocean
Wanna take my time for me
All me

So maybe tomorrow
I'll find my way home
So maybe tomorrow
I'll find my way home

So maybe tomorrow
I'll find my way home
So maybe tomorrow
I'll find my way home

So maybe tomorrow
I'll find my way home
So maybe tomorrow
I'll find my way home

10 ottobre, 2009

Dolce risveglio

Il sabato mattina per me è sacro. Va bene che il mattino ha l'oro in bocca, ma non di sabato. Il sabato mattina per me l'imperativo è dormire fino a tardi, fino a quando di sonno non c'è più traccia.

Questa mattina, ad un certo punto, sento la suoneria del cellulare che mi riporta nel mondo dei vivi. Per fortuna l'impostazione"Nanna" prevede una suoneria molto languida che cresce di volume piano piano. Annaspo con la mano sul comodino, afferro l'oggetto infernale e leggo il nome sul display. Cazzo, un cliente. Di sabato. Quello che mi ha chiamata per una questione urgente ieri pomeriggio e a cui io ho dato una pessima notizia (dal suo punto di vista). Quello che è a capo dei sistemi informativi di una delle aziende più importanti della nostra regione, ma che a ben guardare per quel produce è praticamente leader mondiale (non che mi abbiano mai neanche offerto uno sconto su una sciarpina, braccini corti). Comunque, è lui. Nella mia testa si affollano i pensieri più catastrofici: mi vuole denunciare, ritiene che ieri gli abbia dato un'informazione falsa, sono stata smentita da un'altra collega, è successo un casino al sistema di produzione ed è tutto fermo, stanno perdendo euro su euro ad ogni minuto di fermo macchina e danno la colpa al nostro software. Oddio. Non rispondo. Lascio lì il telefono e cerco di far finta di niente ripetendomi che è sabato e quindi non ha il diritto di chiamarmi e rompermi le scatole! Dopo 10 minuti, cedo e lo richiamo.

"Dott. P. buongiorno sono Elizabeth, ho visto che mi ha cercata. Mi scusi, non ho fatto in tempo a rispondere. Mi dica"
"Ah, buongiorno Elizabeth, mi scuso, io: la chiamata è partita accidentalmente alla mia bambina che stava giocando con il mio cellulare, mi scusi se l'ho disturbata"
Cooooosa? penso io. Ma io vengo lì e ti ammazzo!!!
"Ahha, si figuri, nessun disturbo" dico con voce falsissima.
"Poteva andare peggio, pensi che l'altra settimana è successo con nostro direttore generale, ahaahah".

Quindi: per il fatto che svegli me, pazienza, ma svegliare il suo DR è un problema grosso!!!



Alla rinfusa

Le date importanti mi sono sfuggite di mano, in quest'ultimo periodo. A causa di impegni che si sovrappongono, a settembre due compleanni importanti non sono stati vissuti come avrei voluto. Ve beh, le festeggiate sanno, capiscono...forse meglio di me.

La scorsa domenica era il PRIMO ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO e io non ho fatto in tempo a scrivere niente!!! Allora, vero che eravamo a Mantova per il weekend, ma poi domenica tornando abbiamo fatto la follia di fermarci all'IKEA...pazza idea. Non spreco neanche tempo a raccontare l'essenza stessa del casino.

Ed infine, Last but not Least, oggi è il compleanno di Simo, che per me è un fratello ed è anche il testimone di nozze di Darcy. Di prima mattina gli sto volando al collo per fargli gli auguri e lui mi ferma perchè è carico di raffreddore! Ma che palle...
Almeno lui sa che io me ne ricordo. Sempre.

Ah. Lunedì poi avevo fatto il plum cake. Un successone!

07 ottobre, 2009

Scarsa cura

Nella mia eterna lotta con questo infame lavoro in questa Gabbia di Matti, oggi mi sono resa conto di una cosa molto importante: il 90% dei miei problemi, nasce dal fatto che un sacco di colleghi lavorano con....scarsa cura.

Grazie, di tutto cuore.

02 ottobre, 2009

Aria d'autunno

Anche se qui fa ancora caldo, un'altra estate è passata e un altro autunno sta arrivando. Lo vedo, lo sento: l'aria è lattiginosa, bianchiccia, al mattino il sole arancione è già velato dai fumi che arrivano dai campi. E il profumo è inconfondibile, le stoppie bruciate lungo le risaie. Se si va a fare la spesa dopo il lavoro, all'uscita dal supermercato ormai è buio e al mattino, in bici, l'arietta pizzica la faccia.

Tristezza? Malinconia? Neanche un po'. A me l'estate piace, ma quando finisce, non mi dispero certo, visto quanto patisco il caldo. Mi piacciono le stagioni fredde (anche se obiettivamente, qui dove vivo sono molto lunghe), mi piace vestirmi di pesanti maglioni, cappotti, guanti e cappelli...quanto adoro i cappelli!

Sta a arrivando...buon autunno a tutti.

01 ottobre, 2009

Quel Paese

Allora: vorrei tanto far sapere, ma non posso, ai miei cari, stimatissimi colleghi delle altre sedi, che qui lavoriamo esattamente come fanno loro. Magari c'è chi ha degli strumenti un po' diversi, ma più o meno abbiamo l'accesso agli stessi sistemi, ai medesimi applicativi, database, informazioni e così via.
Quindi è inutile lasciar macerare una magagna, che con il tempo non può che ingigantirsi e poi, un bel giorno, chiamare qui e scaricare suddetta magagna a noi pretendendo che venga risolta in tempo zero. Perchè noi qui, non abbiamo nessuna cazzo di bacchetta magica. Mi fa doppiamente incavolare questa cosa, alla luce del fatto che qualcuno ritiene che questa sede sia un parco giochi. Ebbene, perchè? Perchè mediamente noi che ci lavoriamo siamo più giovani degli altri? Ormai non è neanche più vero...Oppure perchè non siamo dotati di mezzi motorizzati e quindi ci facciamo gli occhi quadrati tutti i santi giorni davanti ai monitor dei pc? E comunque, se ritenete che noi qui giochiamo e basta, perchè mai pensate che potremmo essere in grado di dipanare le vostre complicate matasse? Perchè invece che deriderci dietro le nostre spalle, per poi caricarle di odioso lavoro ormai ingestibile, non ve ne andate a quel paese?

Plum Cake

Non l'ho mai fatto, che per una che ama preparare dolci come me, è scandaloso.
Ho appena trovato una ricetta che mi soddisfa. Domani vado in cerca dello stampo giusto e lunedì lo faccio. Magari anche prima, ora che ci penso.


Prepare i dolci mi piace un sacco: normalmente non è troppo complicato, non occorre essere degli chef. Ci vuole un tempo ragionevole e non ultimo, la casa si riempie di un profumo invitantissimo!

30 settembre, 2009

Alla fine non è poi tutto nero...

In queste giornate segnate da

un caldo anormale, l'ansia lavorativa di cui ho già parlato fin troppo, lo stipendio che se ne vola via in tante piccole (e meno piccole) spese, il tempo per se stessi che ormai è un bene di lusso...

ci sono anche

le amiche (le madamine) che mi portano fuori a cena, Darcy che torna a casa con i miei pasticcini preferiti, la Ila che mi scrive "è sempre bello vederti" via sms, la Borto con cui la sintonia è sempre a mille e...Isabel Dalhousie che mi porta in giro per Edimburgo filosofeggiando qua e là.

E poi c'è questo piccolo blog con i suoi visitatori, valvola di sfogo di cui non saprei più fare a meno! Grazie!

28 settembre, 2009

A viso aperto

Per cercare di arginare la situazione che ho descritto nel mio post precedente, ho intrapreso qualche piccola azione.

Per prima cosa, mi sono iscritta ad un corso in palestra, ma non uno dei quei corsi in cui si fa cose leggiadre come l'aerobica, lo step...No, mi sono iscritta a fit-boxe, perchè così prendo a pugni il sacco e sfogo un po' di negatività.

Seconda cosa: ho ripreso a leggere libri in lingua originale. In realtà ho ripreso già da un po'....avrei dovuto farlo prima, ne ricavo un piacere inestimabile. Se il libro mi garba, ovvio.

Terzo: oggi ho parlato a viso aperto al mio giovane capo narciso (lo chiamerò così, lui è il successore dell'essere periforme). Gli ho parlato del mio disagio, degli sforzi che faccio, delle mie aspirazioni, dei miei obiettivi reali. Un po' credo di averlo scioccato, perchè se in parte lui già sapeva del mio "scazzo", credo non sapesse che è così profondo. Bene, alla fine della chiacchierata il risultato è "Spero davvero che un giorno tu possa fare ciò che vuoi, ciò che ti appassiona. Per adesso, qui, non ci sono opportunità".

Ottimo. Almeno non mi ha rifilato della panzane.

27 settembre, 2009

Conoscersi

Anche se fuori dissimulo serena tranquillità (fuori di casa, intendo) dentro di me sono mesi e mesi che mi rodo il fegato. Il tutto ha origine dalla mia attuale occupazione, che non solo non è per me appagante, fosse solo questo. Il vero problema è che questo mestiere mi fa star MALE. Mi viene la nausea quando mi sveglio al mattino e nei weekend, quando potrei riposare, invece sono attanagliata da mal di testa da calo di tensione. Mi vengono dubbi etici su come mi comporto, anzi, su come mi dicono di comportarmi e mi ripeto spesso che quello che faccio non fa bene a nessuno, se non al Signore della Barca. Ma io non voglio questo. Nonnononnonò. Non sto a dire quanto sia difficile cambaire questa condizione in questo periodo di crisi.
Poi, perchè c'è anche un poi, ci sono i risvolti personali. Perchè la verità è che i miei desideri vanno oltre. Ben oltre. Ma per ora non se ne parla, non si possono realizzare. Questo crea in me ancora più negatività, che sommata a quella prodotta dal lavoro, crea una massa critica che mi opprime e mi rende onestamente poco simpatica. Inoltre, mi ritrovo a provare sentimenti che non mi appartengono: disillusione, pessimismo cosmico, invidia...Dio mio, ma come si fa ad invidiare gli altri? Per me è sempre stata una cosa inconcepibile e invece adesso...mi ritrovo a pensare certe cose e riflettendo mi dico: oh cazzo sono invidiosa.

Non si finisce mai di conoscersi.

21 settembre, 2009

Ode alle Ferrovie dello Stato

Se hai un sacco di tempo, stai pur tranquilla che il treno sarà in perfetto orario;
se hai i minuti contati, un po' di ritardo non te lo leva nessuno;
se devi lavorare, non troverai posto a sedere;
se hai corso e sei trafelata, i finestrini saranno bloccati, oppure l'aria condizionata sarà guasta;
se fa un freddo porco e sei congelata, i vagoni saranno una ghiacciaia, perchè il riscaldamento sarà in blocco;
se hai voglia di startene per i cavoli tuoi a sentire musica o leggere, incontrerai qualcuno di molesto e logorroico che non riuscirai a levarti di dosso;
se hai dimenticato libro e ipod e speri di trovare qualcuno con cui fare due chiacchiere, il treno sarà deserto;

se hai già in mano un biglietto di prima, il treno avrà solo le carrozze di seconda classe.



PS. Oggi, il giorno in cui un treno è entrato direttamente in una casa, sono dovuta andare a Milano. Credo sia chiaro il mio stato d'animo...

Fame - Saranno Famosi

Stavo sentendo la radio e ho scorperto che tra pochi giorni al cinema uscirà il remake del film Fame, celebre successo dei primi anni '80 da cui era stata tratta una serie tv forse addirittura di maggior successo (chi si ricorda Bruno Martelli? Il pianista dolce e schivo coi riccioli neri e gli occhi da triglia?). Il film, come pure il telefilm, narrava le vicende di un gruppo di ragazzi alunni di una "scuola d'arte". Ambiziosi, talentuosi, tenaci...tutti con il sogno di diventare famosi.
Ecco, ho pensato che oggi la televisione ed il cinema sono saturati da messaggi che dicono "anche tu puoi farcela". Tutti i vari orrendi (per me) talent show, dicono questo, anche tu hai la tua opportunità per raggiungere la fama. Dai talent show, fino al più infimo dei reality show, il succo è che tutti possiamo diventare famosi, entrare nel mondo di quelli che contano.
Ormai i palinsesti televisi versano in queste condizioni da anni...però caspita, il regista che ha deciso di riesumare Fame è davvero furbo. Il tema è più che mai di moda. Ma ancor di più, quanto era avanti il regista della versione originale?

Certo è che tutto questo "famosismo" ha portato ha ad un effetto piuttosto negativo: in tv, ed in parte anche al cinema, c'è di tutto. Tutti. Bravi, non bravi, talentuosi, persone senza alcuna capacità...
Si è persa un po' per strada la vera professionalità, mi pare.

18 settembre, 2009

Friday night

Adoro il venerdì sera, perchè anche se di solito rientro a casa tardi dall'ufficio, posso prendermela comoda e preparare la cena con calma, oppure fare con tranquillità altre faccende casalinghe o addirittura sedermi sul divano a leggere. Possiamo mangiare senza il pensiero che abbiamo cenato tardi quindi andremo a dormire tardi quindi l'indomani mattina faremo fatica a svegliarci, ma possiamo far tardi guardando un film o sistemando le fotografie dell'estate. Raramente usciamo, di venerdì sera, perchè di norma io ho finito le batterie. La settimana è lunga e logorante, di solito sono troppo stanca per organizzare qualcosa che vada oltre una pizza veloce.
Stasera per esempio...sono tornata a casa un po' trafelata perchè si è messo a piovere e io ero in bici rigorosamente senza ombrello (chi mi conosce sa che lo uso pochissimi giorni all'anno), però una volta a casa i ritmi sono rallentati. Sistemato biacheria, ritirato la spesa, cena, piatti e adesso divano e blog.
A volte sono questi attimi di tranquillità a rendere bella una giornata.

Domani, amici a cena

Antipasto: sedano e gorgonzola, involtini di bresaola e caprino
Primo: risotto della cuoca (nel senso che dipende da quel che ho a portata di mano)
Secondo: bollito con bagnetto verde rigorosamente fatto dalla nonna
Contorno: insalata di pomodori
Dolce: torta paradiso guarnita con sciroppo d'acero (l'avevo detto...)
Frutta: pesche bianche (ancora ottime)

Vino rosso: Barbera d'Asti e Nebbiolo

Può andare?

Ho già fame...

17 settembre, 2009

Sorry about that

Mi scuso in partenza per lo sfogo sottostante. Capisco che possa sembrare infantile e lamentoso se non offensivo nei confronti di chi cerca un lavoro. Qualsiasi. Il problema è che a volte ne capita una...che è la classica goccia che fa traboccare il vaso.

Sfogo di giovedì 17 settembre 2009

Io sono una linguista, cazzo!
Cosa ci faccio qui???
Io gioco con le parole, io le adoro, come adoro le poesie, i romanzi, i saggi; mi piacciono gli Holy Sonnets di John Donne, il ciclo Arturiano in Old English, mi piace André Gide, mi piace Emile Zola e mi piace parlarne, discuterne, sviscerare ogni parola e ogni concetto! E il Bardo, signori, IL BARDO!!! E quando leggo penso "come lo esprimerei in inglese?" o "come lo esprimerei in italiano?" Anche quando vedo i film stranieri doppiati, rifletto in continuazione "chissà com'era in lingua originale...forsi così, no, forse cosà, rende meglio...".

E allora, ripeto, cosa caspita ci faccio qui???????

Raduno dei rossi

Qualche tempo fa, non molto, ho letto su un giornale che in Olanda c'è stato il raduno dei rossi di capelli. Ecco, l'avessi saputo, avrei affrontato le perigliose conseguenze, ma avrei preso ferie e ci sarei andata. Per essere vicina e persone che sono state tormentate da nomignoli noiosi come "Anna dai capelli rossi", "Rosso Malpelo", "Pelo rosso cattiva lana", "Pel di carota" "Pippi Calzelughe"....Senza contare, in età adolescenziale, le battutacce (o meglio, tentate battutacce, perchè ridere proprio non facevano) di ragazzotti arroganti e spocchiosi...

Che due maroni...

E dire che i miei capelli mi piacciono!

16 settembre, 2009

Sponsor

Cerco di guardare poca tv, ma a volte, il problema di girare con le orecchie, è che non le puoi chiudere, come si fa con gli occhi. Quindi stasera, mentre tentavo di cucinare del merluzzo imbrattando i fornelli, pur non osservando lo schermo, ho sentito la conduttrice di una nota trasmissione del pre-serata presentare lo sponsor della trasmissione stessa.

Si fingeva che la redazione della trasmissione ricevesse lettere da fans che sottoponevano problemi da risolvere.
 
"Tizia ci scrive di aver cambiato città e di non trovarsi bene in quella nuova, perchè non riesce ad integrarsi nella nuova compagnia e a farsi dei nuovi amici. Ma cara amica, la soluzione è semplice: non devi far altro cambiare look! E con un look trandy e accattivante, vedrai che conquisterai l'amicizia della nuova compagnia!!!"


Ho trovato questo spot orrendo. Della serie, non devi essere apprezzata per ciò che sei, per CHI sei,ma per come ti vesti. Ottimo consiglio, ottimo messaggio da trasmettere ad una generazione di adolescenti che ha già abbastanza casini per i fatti suoi - un po' perchè fa parte di quell'età, un po' perchè il mondo ora è obiettivamente difficilotto per dei ragazzini.

Complimenti, ci mancava solo questo cavolo di sponsor.

12 settembre, 2009

Famiglia numerosa

Sapete, io vengo da una familgia in formato ridotto. Al contrario della tendenza moderna, che vede proliferare famiglie allargate, la mia è una mini famiglia. I miei genitori sono figli unici, io pure. Gli unici cugini di primo grado che ha mio papà, vivono a Roma. I cugini di mia mamma sono distribuiti un po' qui e un po' a Torino, ma i rapporti direi che sono quanto meno rari. I miei parenti sono quelli di Roma, all'atto pratico. Quindi sono cresciuta senza cuginetti e senza fratelli o sorelle della mia età.

Oggi sono stata al battesimo di un cuginetto acquisito, lato famigliare di Darcy. C'erano quattro cuginetti: tre fratelli tra di loro e il piccolo festeggiato del giorno, il nuovo piccolo cugino. Ecco, ho pensato a quanto sono fortunati, perchè si vede che si vogliono bene e hanno una bella famiglia numerosa. Non si sentiranno mai soli a giocare nelle loro camette, non dovranno inventarsi amici immaginari o sperare che il vicino di casa accetti di andare a giocare da loro.
E anche quando saranno grandi, non dovranno mai sostenere certi pesi e certe scomode incombenze da soli. Ci sarà sempre qualcuno con cui condividere gioie e dolori. Se avranno la fortuna di continuare ad andare così d'accordo.

Così mi è tornato in mente About a Boy, il libro di Nick Hornby in cui Marcus, verso la fine del romanzo, ormai circondato da amici stretti, dice "Ho capito che perchè le cose vadano bene, occorre essere in più di due. Due non è abbastanza", riferendosi a se stesso e alla madre single.

11 settembre, 2009

I miei profumi...

Il profumo della terra umida, che mi ricorda il giardino di mia nonna, quando veniva innaffiato

il profumo dell'erba tagliata dei prati, che mi ricorda i pomeriggi trascorsi in paese, in montagna

il profumo dell'asfalto caldo delle strade quando piove, che mi ricorda i temporali estivi

il profumo delle parti in legno delle case di montagna

il profumo del sottobosco

il profumo di casa dei miei genitori, un profumo non saprei definire, se non "di casa"




Oggi mi sentivo un po' spaesata, un po' un pesce fuor d'acqua.
Sono stata "a palazzo", come diciamo noi in ufficio, ovvero nella sede centrale, quella dove si prendono le decisioni importanti e dove circolano persone importanti, quelle che contano...Urca. In mezzo a queste persone, mi sono sentita piccola piccola. Ma non perchè mi senta inferiore. Perchè so che qualcuno di loro, per fortuna non so chi, ha definito la nostra piccola sede periferica "un parco giochi".
Questa frase, oltre che a mandarmi su tutte le furie, mi ha fatto sentire la persona sbagliata nel posto sbagliato. Ecco perchè, per ritrovare l'orientamento, la strada di casa, ho ripensato ai profumi che per me rappresentano un rifugio, un posto sicuro, dove io sono io e dove io sono giusta.



Imbarazzo

L'altro giorno una mia collega mi ha portato un suo libro, non richiesto dalla sottoscritta. Per carità, ho apprezzato molto, dato che l'unica collega con cui scambiavo libri si è licenziata un annetto fa e per quel che ne so ora è a Zanzibar a fare non so che lavoro. Comunque, dicevo, mi ritrovo con questo libro tra le mani. E penso: ok, grazie. Ma se poi non mi piace? Glielo dico? O le dico che mi è piaciuto anche se non è vero?
Il fatto è che temo proprio che non mi piacerà e quindi mi preoccupo già dell'imbarazzante momento della restituzione. Ma si può?? Son fatta male...Però mi conosco, ho paura di trovarmi tra le mani un libro lacrimoso e allora saranno grane. Ecco, sul cosa dire alla mia collega e come dirglielo, sono riuscita pure a fare un brutto sogno.
Da domani, ogni sera camomilla.

Sagra

In questo momento dovrei essere in bagno a lavarmi i capelli, perchè domani mattina la sveglia suonerà più presto del solito e non è proprio il caso di avere ANCHE l'incombenza di shampoo e asciugatura, vorrebbe dire doversi alzare ancora prima dell'ancora prima. Improponibile. Soprattutto considerato che: sono tornata da soli dieci  giorni dalle vacanze mi sembra di non andare in ferie dall'estate del 1992; ogni mattina, pur dormendo un buon numero di ore per notte, alzarmi rappresenta una tragedia. Perchè è ciò che mi aspetta fuori di casa a deprimermi. Ma questa è un'altra storia e verrà racconta un'altra volta.

Tutto ciò per dire che ho preferito venir qui a scrivere piuttosto che essere più saggia e prepararmi per domani. Ma saggia più di tanto non lo sono mai stata.

Questa sera sono stata ud una sagra con Darcy, i miei genitori ed i suoi. Alla sagra, infilati nell'organizzazione, c'erano i miei fratellini e la ragazza di uno dei due, che ci hanno riservato un tavolo speciale, piuttosto vip (?), per il quale non abbiamo dovuto far coda. Quindi alle nove avevame le gambe sotto al tavolo e abbiamo gustato: agnolotti, spiedini, peperoni ripieni, patatine, dolce e caffè. Sto scoppiando.

Capite perchè non ce la faccio a buttarmi sotto la doccia??

07 settembre, 2009

Nel mio piccolo

Sono rientrata da una settimana e ho già pochissimo tempo per scrivere. Mi dispiace un sacco perchè capita che mi saltino alla mente certe idee che vorrei riportare qui, ma poi un contrattempo, un imprevisto, un impegno e ciao...mi dimentico, passano i giorni e le idee svaniscono.

Adesso, dopo una giornata di delirio in ufficio e una serata svolta così raccolgo i panni, piego i panni, ritiro i panni, ricarico la lavatrice, mangio - per fortuna Darcy nel frattempo aveva preparato la cena - lavo i piatti, riordino la cucina, stendo i panni, avevo davanti a me 2 possibilità. Sedermi davanti alla tv e di conseguenza spegnere il cervello, sedermi al pc e scrivere la sola cosa che ricordo di voler scrivere.

Che poi sarebbe questa: odio gli sprechi, di qualsiasi genere e soprattutto quelli che inquinano.

Ora, io non sono nè un'esperta di ambiente-inquinamento-clima-riscaldamento globale, tutt'altro, ma a questo cavolo di pianeta in cui viviamo un po' ci tengo, quindi nel mio piccolo faccio quattro cose in croce che possono aiutare. Sono davvero delle sciocchezze, ma forse, e dico forse, se chi è nella condizione di farle le facesse...Boh.

Per prima cosa, ho smesso da tempo di usare i sacchetti di plastica del supermercato. Mi sono dotata di qualche borsa di tela e uso sempre quelle. Per la spazzatura uso poi quelle apposta; inquineranno di sicuro anche quelle, ma almeno elimino il consumo in eccesso.
Seconda cosa, fin quando posso, vivendo in una piccola città, non uso l'auto (sarà forse anche perchè non ce l'ho?). Sono una fortunella, lavoro in citta, per il momento ho smesso i panni della pendolare, quindi per andare al lavoro e fare commissioni varie, se il tempo me lo concede, uso la bici (così faccio girare anche un po' le gambe, che non può che farmi bene).
E poi limito al minimo i caffè alla macchinetta dell'ufficio, così riduco l'uso dei bicchieri di plastica. Adesso ho anche in mente di recuperare una borraccia e usarla per l'acqua, in alternativa alle bottigliette da 1/2 litro.

Come dicevo, sono quattro scemate, ma quando giro per la città con la mia borsa di tela, provo una grande soddisfazione.

31 agosto, 2009

Farina

Quando uno torna da un viaggio lungo e ha il fuso orario sfasato, di solito spera di sistemare le valigie, fare lavatrici a raffica, cibarsi in modo almeno accettabile e poi buttarsi a pesce nel letto per recuperare le ore di sonno lasciate nel bel mezzo dell'Oceano Atlantico.

E invece no.

Perchè, mentre ritiravo lo sciroppo d'acero, ho notato nella dispensa una strana e diffusa polvere bianca. Non essendo una spacciatrice, ho subito pensato alla farina. Il sacchetto (di carta ) della farina era come un gruviera: pieno di buchi. E minuscoli odiosi insetti popolavano l'interno del sacchetto. E a guardare bene, erano anche in giro per la dispensa.

Risultato: dispensa vuotata, lavata e disinfattata. Farina e altro sono finiti dritti nel cestino.

Sono andata a dormire all'una passata, cazzo.

Oggi mi sento come se fossi in un frullatore, mi gira tutto. Soprattutto le palle.

Quel che resta del Canada

Per adesso:



  • 1200 foto circa da guardare e sfoltire

  • 2 chili di troppo

  • un sonno boia

  • cibo vario (sciroppo d'acero, una scatola di biscotti, paté di aragosta, paté di salmone, paté di granchio, salmone affumicato, manzo secco)

  • 1 maglietta e 1 felpa

  • un'allergia cronica al turista medio giapponese

  • una passeggera intolleranza alle patatine fritte (lo so già, è passeggera)

  • il francese che mi gira ancora nelle orecchie

  • il ricordo di 2 settimane di viaggio intenso ed emozionante

15 agosto, 2009

Privilegiata

Capita che tu abbia la testa già ferie. Chiami una collega con cui stai lavorando assiduamente per dirle che da lunedì non ci sarai, per salutarla e dirle arrivederci al 31 agosto. Sei leggera e felice, con la mente stai già pensando a cosa ficcare in valigia.
Capita che lei ti dica che è lì da sola, nel nuovo, bellissimo, immenso ufficio di Milano e che quindi la tua telefonata le fa piacere e chiacchierate un po'. Dove vai in vacanza, tu sei già andata..."Io sono già andata" ti dice lei, sono stata una settimana in Cornovaglia, bellissimo, sono stata proprio bene e poi ho fatto una settimana dai miei, a Pescara". "Ah, non sapevo fossi di Pescara", dici tu. Breve pausa. "No, io sono aquilana...". A quel punto senti la sedia scapparti da sotto il sedere, quasi ti mancano le parole e dalla bocca ti esce un impacciato "Non sapevo, spero tu non abbia subito perdite..." e intanto preghi di non aver appena fatto una terrible gaffe, ma che potevi dire? ..."Eh purtroppo sì" risponde lei "la mia casetta è distrutta, non c'è più nulla, nulla. Per fortuna i miei erano a Pescara, perchè altrimenti sarebbero morti".
Capita che a volte tu ti senta proprio una privilegiata.

14 agosto, 2009

At last

E' arrivato finalmente l'ultimo giorno di lavoro prima delle sospirate ferie. Ancora qualche piccola incombenza qui in ufficio (messaggio in segreteria, auto-reply alla mail, qualche saluto di rito...) e poi me ne andrò a casa dove affronterò una pre-selezione per la valigia. Per farla seriamente aspetto domani mattina, quando sarò fresca e riposata, a mente lucida, perchè fare la valigia è una cosa seria, soprattutto se si sta via per 2 settimane. Detto ciò, auguro ancora buona estate a chi passa di qui!

Tornerò con una valanga di foto e tante cose da raccontare, dall'Ontario e dal Quebec.

Restyling

Grazie alle sapienti manine di Darcy, ho dato un'aggiustatina estetica al blog. Così, non che prima non mi piacesse, ma per dargli un tocco di novità. Secondariamente, ho tolto dall'archivio alcune foto, diciamo quelle in cui compariva il mio bel faccino. Visto che con certi soggetti non sono proprio lusinghiera e visti i tempi che corrono, meglio pararsi...le spalle.

13 agosto, 2009

Perle di saggezza

Sono figlia di un'insegnante, quindi mi sento di dover consegnare alla storia le seguenti perle di saggezza. Se dubitate di me, se pensate che non possano esistere creature in grado di produrre tali cazzate, fate un giro da Milady e scoprirete che quanto segue, è ancora poco...

Dall'ora di Storia

Alunno: "Professoressa, ma Carlo Magno e Alessandro Magno erano fratelli?"

Prof: "Controverso leader afroamericano del ventesimo secolo?"
Alunno: "Malcolm Decimo"

Prof: "Su, dai, Napoleone fu esiliato su un'isola...una bella isola del Mediterraneo...dove adesso si va in vacanza, dai che lo sai..."
Alunna: "...Ibiza?"

Dall'ora di Geografia


Prof: "Qual è il più importante canale della pianura padana?"
Alunno: "Canale 5"

Prof: " Come si chiamano le due linee immaginarie parallele all'Equatore, una a Nord e una a Sud dello stesso?"
Alunno: "Tamigi del Cancro e Tamigi del Capricorno"



Dall'ora di italiano

Alunna: "La collana di Tecla....ma cos'è la tecla?"

Alunno: "Ma chi è Donna Fugata?"

12 agosto, 2009

Invecchiamento

Ci sono persone che invecchiando, acquisiscono fascino a palate. Un esempio su tutti e per tutti: Sean Connery.

E poi ci sono quelli che invece lasciano bellezza e fascino per strada, spesso sostituendoli con chili di troppo posizionati su dei bei pancioni prominenti. Mi viene in mente Alec Baldwin (uno che era riuscito a sposarsi con Kim Basinger, quindi mica un cesso), poi Val Kilmer (chi non se lo ricorda magro e incredibilmente somigliante a Jim Morrison?), ma chissà quanti ce ne sono ancora che adesso non mi tornano alla mente.

Quello che però mi sconvolge di più, è il giovane istrionico front man di una band ingelse degli anni 70, uno che ha una voce capace di esprimersi meravigliosamente, tagliente, elettrica, capace di assomigliare al suono di diversi strumenti musicali, uno che aveva più creatività di tutta la popolazione della mia città messa insieme, uno che aveva un fisico asciutto (come quasi tutti i cantanti, all'epoca), uno che sul palco si trasformava, uno che negli anni 80, quando cominciava ad invecchiare, prometteva bene, uno che ha un paio di occhi azzurri profondi, uno sguardo intenso e problematico e un sorriso disarmante...

Mi spiegate come ha fatto Peter Gabriel a diventare Giorgio Faletti?


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11 agosto, 2009

Al check-in

Stavo leggendo con piacere il blog di Scarlett, quando mi torna alla mente un curioso episodio legato alla vita dell'aeroporto. Lei ne avrà viste cento, mille più di me, ma anche questa fa sorridere.

Malpensa, terminal 2, quello vecchio e sfigatello per intenderci (non che ora il terminal 1 sia sto gran spettacolo, ma lasciamo perdere).
Siamo all'imbarco, ormai l'aereo è lì che ci aspetta. Premetto che la nota compagnia low cost con cui volavo imbarca "per gruppi" quindi è inutile che la gente si accalchi al desk, ma in Italia si sa, la gente si accalca per qualunque cosa, quindi tanto vale incazzarsi. Bene, chiamano il mio gruppo e io mi avvicino al banco. L'attività di imbarco però viene bruscamente interrotta perchè un signore distinto, con la sua bambina per mano, sta discutendo animatamente con la hostess. Motivo: il signore non ha fatto il check-in. Non ha la carta d'imbarco, il biglietto, chiamatelo come vi pare. Sventola animatamente la stampa della prenotazione online, ma ahimè, non ha fatto il check-in, nè per se stesso, nè ovviamente per sua figlia. Alla domanda dell'incredula hostess "Perchè?" risponde, serafico e come se rispondesse a un'idiota: "Abbiamo solo il bagaglio a mano...."

"Sei stata in Sicilia??! Ma sei sicura??"

"Ma sei uscita solo di sera! O eri sempre sotto l'ombrellone??"

Ogni anno, la stessa menata. Anche quando andai in viaggio premio in Messico, al ritorno i colleghi mi chiesero se in realtà non fossi stata ad Salisburgo.

La verità è che dopo aver passato anni a litigare con la mia pelle, abbiamo fatto definitivamente pace e adesso ci vogliamo molto bene. Niente più docce solari preparatorie (l'ultima volta non riuscivo a riprendermi da un calo di pressione, con tanto di panico della titolare del solarium che temeva una denuncia), niente più sofferte sedute sul terrazzo nei ritagli di tempo, niente più creme che proteggono-ma-dovrebbero-stimolare-l'abbronzatura, ma soprattutto niente più autoabbronzanti. Tanto, diciamo la verità, anche la più costosa, la più sofisticata, quella che userebbe Victoria Beckham, fa schifo e alla fine tinge di arancione. Te e i vestiti.
Basta.
Io sono bianca e lentigginosa. Con l'esposizione solare la mia faccia si ricopre ancor più di lentiggini, i gomiti e le ginocchia pure. Le gambe restano color mozzarella e le braccia appena appena diventano ambrate. Protezione dalla 50 alla 8 a seconda di stagione, parte del corpo, latitudine terrestre ed emisfero. Cappello di paglia, occhiali da sole e crema SEMPRE nella borsa.
Ok, sembro un po' una giovane Miss Marple. E quindi?

Music in my ears

Questa settimana sono sola in ufficio, il che significa due cose: primo, nessuno intorno a me schiamazza e mi disturba; secondo, ho il lavoro di otto persone da fare. Di conseguenza, sono parrecchio presa, ma posso anche concentrarmi meglio sul da farsi ed essere più efficace. Non avendo nessuno intorno con cui interagire (cosa che mi procura un sottile piacere, il che mi fa pensare ancora una volta che vorrei abitare il un paesino di poche anime nella verde, piovosa, fresca, meravigliosa Irlanda), posso inforcare le auricolari e spararmi della buona musica nelle orecchie. Mentre lavoro, concilia, rilassa ed è indubbiamente un piacere che ormai posso concedermi di rado. Già, perchè in questa cavolo di vita indaffarata che tutti conduciamo a volte ci si dimentica di come sia bello spegnere tutto e accendere l'iPod. Credo che la musica sia una delle mie migliori amiche. Mi accetta anche quando sono odiosa, in ogni situazione mi consola, mi risolleva, mi abbraccia, mi rallegra, mi sprona...insomma, è un vero tesoro. Ecco uno dei motivi per cui mi piace volare: lassù con un cavolo da fare, cosa c'è di meglio che tuffarsi nelle nostre note preferite? L'alternativa è: 1. leggere, ma dopo un po' un libro finisce; 2. guradare un film mediamente orribile in un inglese altrettanto orribile; 3. dormire, ma non sempre si riesce.
Tutto questo per dire che in questo istante sono qui, alla mia scrivania, con il deserto intorno e la musica che mi fa compagnia, una compagnia meravigliosa e insostituibile di cui dovrei approfittare più spesso.

10 agosto, 2009

Trasloco ultimato

Volevo dire a chi si accinge ad affrontare un trasloco che non si perda d'animo. Perchè c'è un momento in cui sposti roba e roba e roba....che ti sembra di aver completamente svuotato la casa vecchia. Poi ci torni ed è ancora PIENA. Pienissima. Intanto la casa nuova è il trionfo dello scatolone e a te vien male, ti salgono le lacrime agli occhi, ma le cacci indietro e vai avanti, con la sensazione di essere Don Chisciotte contro i mulini a vento.
Poi però, dopo molti giorni (molti davvero) e tanta pazienza, arriva un attimo magnifico, un attimo fuggente, in cui realizzi che nella casa vecchia anche il più insignificante cassetto è inesorabilmente VUOTO. Non c'è più niente, se non polvere e un po' di disordine. Sei felice, salteresti di gioia se non fossi distrutto dalla stanchezza. Finalmente è finito, sto cavolo di trasloco. C'è una fine. La casa non genera oggetti ad oltranza, finiscono. E allora lasci lì la tua casetta, deserta e impolverata, pensando che con la polvere ci lasci anche un pezzettino di vita.

07 agosto, 2009

Ad una sola domanda, tante risposte...

Perchè a volte mi si gela il sangue?

Perchè c'è modo e modo di dire le cose
Perchè non tutti siamo uguali...e grazie al cielo è così
Perchè non è detto che ciò che noi pensiamo, facciamo, crediamo, sia per forza giusto
Perchè proprio con chi ci è vicino, bisognerebbe usare dolcezza
Perchè uno sguardo può ferire più delle parole. E gelare il sangue.

Giusto perchè ogni tanto ce ne dimentichiamo...

To see a world in a grain of sand
And a heaven in a wild flower,
Hold infinity in the palm of your hand
And eternity in an hour.


William Blake

05 agosto, 2009

Ricordi della Sicilia

Durante gli ultimi sette giorni sono stata in Sicilia. Ho visitato Taormina, le Eolie e Cefalù. Mi sono deliziata gli occhi con l'acqua cristallina, le rovine greche e romane e bellissimi scorci delle suddette località.
Oltre che gli occhi, anche il palato è stato deliziato da involtini di pesce spada, linguine all'astice, tartare e tagliata di tonno, arancini, granite al caffè con panna (a colazione!) e tanto altro.
Tutto queste esperienze rimarranno piacevolmente nella mia memoria, ma l'aspetto che maggiormente mi ha colpita di quelle zone è la gestione del parcheggio.
Il parcheggio dell'auto è un'operazione che qui dove vivo io presuppone una cosa: l'esistenza dello spazio per parcheggiare. Là invece, questo presupposto decade. Se uno deve fermarsi, si ferma. Gli altri troveranno un modo per proseguire, se per caso l'auto in sosta ferma il traffico. E poi la cosa meravigliosa è che nessuno si incazza. Se restano bloccati da uno che sta sostando per salutare o chiacchierare con un amico (lo fanno, è bellissimo! qui da noi quasi non ci si saluta neanche se ci si scontra a piedi!) le altre auto in fila dietro stanno zitte zitte e aspettano. Niente clacson, niente scene isteriche, niente di tutto questo. Non esiste la fretta, quindi il contrattempo non crea nessun fastidio.

Consiglio al frequentatore assiduo della tangenziale di Milano un bel viaggetto da quelle parti. Dopo le prime ore di stress alle stelle, poi ne trarrebbe beneficio.

Avventure linguistiche - doppio errore carpiato

Non so perchè però, stamattina mi è tornato alla memoria un cartello moooolto artigianale visto in Liguria, esposto fuori da una casa privata. Il cartello, rigorosamente scritto a mano, recitava, a caratteri cubitali:

ROOMS FREE.

Io e Darcy siamo rimasti un po' interdetti e ci siamo immaginati il turista straniero che entra in questa casa e pretende una stanza gratis, sottolineando poi che in inglese l'aggettivo precede il nome....

27 luglio, 2009

Ho perso la bussola

Durante la giornata, bene o male, me la cavo. Le mie giornate scorrono su binari abbastanza stabili e velocemente arriva la sera in cui, dopo cena, crollo con il corpo e con la mente.
La mente, ecco il problema. Appena si spegne la luce, ne perdo il controllo e lei comincia a vagare autonoma verso le domande che mi stanno assillando in questo periodo e poi la subdola inquilina della mia testa ripercorre senza pietà i momenti più duri, umilianti e difficili degli ultimi mesi. Come a dire "insomma, svegliati". Da lì, passa senza troppi problemi alle ipotesi più nere e poi alle fantasie più rosee. Il risultato è che mi sento assente dalla realtà, lontana da chi mi ama, intrattabile con tutti e poi dormo male, cazzo, dormo male e la mattina sono più stanca della sera prima.
Ho perso l'orientamento. Non mi era mai capitato di sentirmi così prima d'ora. Ho completamente perso la lucidità per capire cos'è meglio che faccia.

Frasi che fanno pensare

"Devi venire via Elizabeth. E' un'umiliazione continua. Osa, Elizabeth, devi trovare la tua strada"

L., 23 luglio 2009

Punto di riferimento

Mi hanno chiesto di diventare un punto di riferimento per il team.
Sono solo in parte soddisfatti di quanto ho fatto finora, perchè durante i mesi passati, avrei potuto di certo fare di meglio. Mi sono isolata, mi sono lasciata "trainare", mancando di motivazione.
Invece, da una persona senior e esperta come me, si aspettano che io diventi un punto di riferimento per il team.

Ma qualcuno, gentilmente, mi spiega cosa significa, in cosa si concretizza e cosa cavolo devo fare???

20 luglio, 2009

Benvenuta connessione casalinga

Sarò onesta, per mesi l'ho osteggiata creando crisi di astinenza nel mio consorte.

Adesso che c'è però, mi sembra meraviglioso potermi sedere qui, tranquilla, a pensare e a scrivere, senza il timore che qualcuno alle mie spalle mi stia osservando o, peggio, stia direttamente leggendo.


Ogni riferimento a persone realmente esistenti è puramente casuale.

Cattiveria gratuita e angoscia q.b.

Sicuramente sono io, che sono ipersensibile, iperesigente, intransigente e pure un po' ingenua. Ma davanti a certe frasi, di pura gratuita cattiveria, resto senza parole. E mi si gela il sangue.

A volte penso ai miei amici, tipo a quelli che avevo a cena venerdì. Penso a loro e mi dico che è proprio vero, che gli Amici si contano sulle dita di una mano. Però cavolo, durante la nostra vita incontriamo così tante persone e ad alcune ci leghiamo, ci affezioniamo. Nel bene e nel male....

Ma è possibile che ce ne siano così poche a cui poter dare davvero fiducia?

Questa cosa mi angoscia un po'.

13 luglio, 2009

Inquietudine

Inutile far finta di niente, tanto torna.

Inutile non dire niente, tanto chi mi sta vicino se ne accorge.

Inutile combatterla, tanto vince sempre lei.

Inutile affidarsi alla nutella, ricaverei solo dei gran brufoli.

10 luglio, 2009

Ridurre gli sforzi al minimo

E' ciò che devo fare stamattina.

E' venerdì, potrò lavorare più o meno normalmente solo di mattina, oggi pomeriggio non troverò più nessuno.

Sono esausta, accuso il caldo, il concerto, il trasloco...che carretta.

Ma stasera raduno quattro cose, le butto il valigia e me ne vado.

Nel mio piccolo angolo di paradiso.

08 luglio, 2009

7 luglio 2009, stadio Meazza, Milano

Sentirsi ancora ragazzini dentro
L'entusiasmo di sentire tante splendide canzoni
La sensazione di condividere qualcosa di grande con 77.000 persone
Cantare fino ad avere mal di gola
Baciarsi sulle note di "One"
Rivivere in una sera tutta l'adolescenza...e anche qualcosa in più
Il colpo d'occhio di San Siro pieno, gremito, colorato, festante, trepidante


Per tutto questo è valsa la pena di affrontare una lunga giornata, inizita con la sveglia alle 6.30 (ma per lavoro!), di affrontare il traffico milanese all'ora di punta, di buttarsi in un notevole ingorgo in piena notte per tornare a casa, di andare a letto alle 2.30 con le gambe che fanno male e la testa che chiede pietà, di svegliarsi stamattina con due occhiaie che denunciano una serata vissuta al meglio!

06 luglio, 2009

Ciao

Non volevo scrivere niente al riguardo, perchè di fronte a certi episodi, mi sento inadeguata e sento che ogni mia parola sarebbe vuota.
Però poche righe le spendo, perchè io non sono mai stata una fan di Michael Jackson, non ho mai acquistato un suo album e mai ho partecipato ad un suo concerto. Mi facevano orridire le voci infamanti sul suo conto, mi faceva inorridire la mercificazione della sua vita, le scelte ed i comportamenti assurdi, che non sono mai riuscita a capire....

Ma certe sue canzoni, certi suoni, certi pezzi intonati dalla sua voce, mi riportano alla mia infanzia, a quando ero bambina e di conseguenza, mi regalano qualche istante di rara spensieratezza.

02 luglio, 2009

Tanta voglia di Lei

Amo viaggiare, mi piace tantissimo, credo che sia uno dei modi migliori di spendere soldi, che paradossalmente ti arricchiesce, ma di qualcosa di molto più prezioso. Quando viaggio ho la sensazione di avere occhi troppo piccoli per tutto ciò che mi si presenta davanti, mi guardo attorno come una bambina a Gardaland  cerco di memorizzare tutto, come fossi una fotocamera vivente. Osservo, ascolto i rumori, assaggio i sapori, acquisto oggetti, incamero ricordi. Insomma, cerco sempre di assorbire quello che la vacanza mi regala. Di norma preferisco i luoghi freddi, o almeno freschi, perchè il caldo mi riduce le energie e quando viaggio ho bisogno di essere in gran forma.

Con Darcy abbiamo girato parecchio. Eravamo viaggiatori prima di conoscerci, ancor di più dopo.
Era per dire che di viaggetti ne ho fatti, ho avuto quesa grande fortuna.
Ma il mio intento non è enumerare le mie vacanze, i luoghi che ho visitato.

Solo mi domando...passerà prima o poi, questa benedetta voglia di Irlanda? Resterà sempre in fondo al cuore, questa voglia di Lei? Tornerà sempre, dopo ogni pianificazione di un nuovo viaggio, il pensiero "però avremmo potuto tornare Là?" Ci ripeteremo ancora e ancora "il prossimo anno ci torniamo"?
Ma che caspita di incantesimo fa, l'isola verde? Ti entra nelle vene e non se va più via, rende dipendenti e manca, manca tanto, tantissimo....

26 giugno, 2009

Trasloco

Sto traslocando, pian piano. Sto assaporando il piacere immenso che si prova a trasportare valigioni su e giù per tre piani di scale senza ascensore, poi il fatto di avere perennemente la casa nuova impolverata e tutti gli espertissimi che ti dicono "ah ma con le case nuove è così, salta fuori polvere per almeno sei mesi!". Uno spasso. Mi madre che ogni cosa le sembri inutile in casa sua mi dice "lo vuoi? io non lo uso, però è ancora bello". Ma chissenefrega che sia bello, se tu non lo usi, perchè dovrei farlo io?? E poi ci sono tutti quegli stramaledettissimi insetti (non solo zanzare, che anzi, sono stranamente pochine) che invadono la casa nei tre secondi netti che intercorrono tra il sollevamento della tapparella e la chiusura della zanzariera. Vanno a collocarsi sui miei soffitti candidi ed immacolati e/o svolazzano impazziti intorno alle luci. Che dire...li detesto.
MA...il gioco vale la candela. Perchè la mia vecchia casina, perfetta per me sola, per la mia fu-vita da single, arredata apposta per me e per le mie esigenze, sta diventando bazar da quando ci viviamo in due. Mica per colpa di qualcuno. Semplicemente non ci stiamo. E non è neanche colpa delle mie scarpe, è colpa dell'arredamento e dello sfruttamento degli spazi, studiati per me sola.
Abbiamo aspettato sette mesi prima di poter entrare nella casa nuova e ora finalmente la data è imminente. Mi sembra ovvio che il grande sbattone del trasloco caschi proprio in questi giorni...in cui sono certa si scatenerà la caldazza padana.

22 giugno, 2009

Piccole grandi soddisfazioni

Oggi ho aiutato una collega con delle faccende di lavoro che dovrebbe spiegare lei a me, se guardiamo le rispettive figure professionali, ma essendo arrivata da poco più di un anno, l'ho aiutata con delle cose ormai vecchie che non trattiamo quasi più e che di conseguenza lei non ha mai avuto modo di gestire. Dal momento in cui le è stato richiesto, è dovuta correre ai ripari e io le ho dato una mano.
Ecco, mi ha ringraziata, mi ha poi detto che ha chiesto poi conferma di quel che aveva capito e che era tutto corretto. Insomma, non la finiva più di ringraziarmi e di dirmi che ne so un sacco, che lo dirà al mio capo, ecc...Sono piccole soddisfazioni, in questa piatta desolazione...

19 giugno, 2009

Evelyn, Eddie e Alan

Evelyn ed Eddie vengono assunti quasi in concomitanza, nel giro di un mese.

Dopo due anni di lavoro, in cui Evelyn raggiunge gli obiettivi annui entrambe le volte, mentre Eddie una sola volta, Eddie diventa il capo di Evelyn.

Dopo alcuni mesi, in azienda arriva uno stagista, Alan, che poi viene assunto. Ad Evelyn viene dato l'incarico di seguirne la crescita, affiancarlo e seguirne la valutazione finale dopo il corso di formazione. Evelyn fa tutto questo con un discreto successo, il ragazzo passa l'esame a fine corso e inizia la sua vita professionale.

Passano tre anni e mezzo - in cui Evelyn raggiunge in tre casi gli obiettivi annui, in un caso li sfiora - e ad Alan viene affidata la gestione di un team di tre persone.

Passano altri sei mesi e Alan prende il posto di Eddie, diventa il capo di sette persone tra cui Evelyn. La persona che gli ha dato una mano quando non ci capiva una mazza, che gli ha dato fiducia quando si scoraggiava, che lo ha aiutato ad imparare il lavoro.

Ad Evelyn, come in precedenza, non viene dato alcun aumento, alcuna possibilità di crescita.

E' proprio il caso di dire che a volte l'allievo supera la maestra.


O sarà forse che a volte, certe scelte sono dettate dal testosterone??